Roma – Silvio Berlusconi apre al riconoscimento delle coppie omosessuali e al diritto di cittadinanza per i figli degli immigrati, temi inediti per l’elettorato tradizionale del centrodestra. Avrà un riscontro in termini elettorali o si prepara all’orizzonte una debacle?
“È una bella domanda, non sappiamo ancora quali saranno le conseguenze in termini di voti – commenta con Italiachiamaitalia.it Lucio Malan, senatore di Forza Italia e storico berlusconiano -. Certamente credo che non sia una cosa che galvanizzi i nostri elettori ma, in queste situazioni, sono i dettagli che contano e, sia nell’ambito delle unioni civili sia nell’ambito delle norme sulla cittadinanza per i minori, ci sono modifiche ragionevoli da fare che possono avere buoni effetti sull’opinione pubblica, naturalmente restando nel limite della ragionevolezza”.
Qual è il limite della ragionevolezza? “Ad esempio, non desideriamo che si tratti di un’equiparazione al matrimonio e sono contrario alle adozioni. Per quanto riguarda la cittadinanza, bisogna imporre requisiti seri. Non basta il solo ciclo scolastico, ma dovrebbe essere come minimo prevista la nascita e il ciclo scolastico in Italia perché, altrimenti, il rischio è di dare la cittadinanza a persone di passaggio che si ricorderanno della loro cittadinanza solo quando dovranno farsi dare la pensione sociale o fare qualche intervento sanitario costoso”.
“Personalmente non ho mai reputato che esistesse una questione gay né ho mai ritenuto ci fossero differenze tra individui eterosessuali e omosessuali – dichiara l’ex parlamentare eletto all’estero Massimo Romagnoli -. Rispetto di una categoria che fa parte della nostra società e del nostro mondo, con le sue situazioni e problematiche da tutelare e risolvere, non si può far finta che non esista il mondo gay. L’importante è che una famiglia sia formata da un uomo e da una donna, quindi sono contrario alle adozioni, però, se due persone dello stesso sesso decidono di convivere, qual è il problema?”.
“Da italiano all’estero non posso che essere favorevole alla cittadinanza per i figli degli immigrati – conclude Romagnoli a colloquio con ItaliaChiamaItalia -, è logico che se uno nasce in un Paese, cresce lì e studia lì, è quello il suo stato. Sono invece contrario al fatto che i genitori acquisiscano la cittadinanza tramite il figlio, sono solo i figli nati in Italia ad essere cittadini italiani. Per quanto riguarda i genitori, però, dopo un determinato numero di anni, almeno dieci, nei quali queste persone hanno lavorato e pagato le tasse, mi sembra corretto che richiedano anche loro la cittadinanza indipendentemente dal figlio”.
“Sono argomenti di una quotidianità e attualità incredibile e quindi è giusto che un partito importante come il nostro ne discuta e non si nasconda come, invece, sta facendo il Pd – dichiara a Italiachiamaitalia.it Adriano Palozzi, consigliere regionale del Lazio di Forza Italia -. Berlusconi ha lanciato un discorso nel partito ed è stato creato un dipartimento, a guida di Mara Carfagna, per discuterne, abbiamo una posizione chiara rispetto all’esigenza di valutare con grande attenzione la linea da seguire. È importante definire i confini della nostra posizione e lasciare poi a tutti la libertà di avere una propria opinione, rispettando proprio questi confini. Il mio concetto è che non è importante ciò che penso io o Berlusconi, l’importante è fare la sintesi di ciò che pensa tutto il partito”.
“Personalmente ritengo che sia giusto riconoscere il diritto della cittadinanza, ma solo dopo aver individuato le dovute garanzie, ad esempio serve capire quanti anni di residenza serviranno, come queste persone rispetteranno la nostra costituzione o se dovranno imparare la nostra cultura o accettarla in qualche modo, dobbiamo trovare formule che garantiscano anche gli italiani. Ho fatto il sindaco e ho sentito tanti bambini parlare in dialetto nelle nostre scuole, pur essendo figli di immigrati. Non possiamo non riconoscere la valenza di questo, ma dobbiamo essere anche giustamente rigidi nel garantire agli italiani di oggi il rispetto della loro cultura”.
“Per quanto riguarda le unioni gay – conclude Palozzi – non sono assolutamente d’accordo con l’adozione, sono invece d’accordo con il riconoscimento di tutte le coppie, non solo omosessuali, composte da persone che convivono senza il matrimonio”.