Se qualcuno avesse ancora dubbi sul fatto che una parte della magistratura italiana, quella più fortemente politicizzata, stia letteralmente perseguitando Silvio Berlusconi da vent’anni – ovvero da quando il Cav è sceso in politica – si vada a leggere l’articolo pubblicato sul Giornale a firma di Paolo Bracalini intitolato “Doppiopesismo giudiziario: De Benedetti, il diversamente evasore”. Leggendo, capirà che in Italia la giustizia non è uguale per tutti; che in Italia, esistono i giudici e poi esistono le toghe rosse; che in Italia, per lo stesso reato, qualcuno può essere condannato e qualche altro può farla franca.
Il caso che riguarda De Benedetti e il suo gruppo è complicato, ma alla fine la storia è chiara: “il gruppo di De Benedetti avrebbe ottenuto un enorme vantaggio fiscale da una serie di operazioni societarie, realizzando un’elusione fiscale da 234 milioni di euro. Un illecito tributario, non un reato penale”, scrive Bracalini. “Il commento alla sentenza da parte del gruppo Espresso-Repubblica c’è stato, e anche molto duro: una sentenza «manifestamente infondata oltreché palesemente illegittima sotto numerosi aspetti di rito e di merito». Interessante il rilievo dell’avvocato Salvini, spesso ospite a Ballarò come esperta di tasse: «La sentenza si iscrive nel filone giurisprudenziale che rivendica all’Agenzia delle Entrate e ai giudici il potere di sindacare le scelte economiche e di strategia societaria» di un’azienda. Il giudice non ha voluto riconoscere la legittimità di una operazione societaria che comportava un vantaggio fiscale per l’Espresso, vedendoci invece una forma di evasione fiscale. La legale dell’Espresso parla di «abnormità di pronunce che pretendono di disconoscere i vantaggi fiscali». Curiosamente, lo stesso rilievo dei ricorsi di Coppi e Ghedini sulla vicenda dei diritti Mediaset. Che però non si è risolta in un procedimento tributario per gli amministratori della società, ma in una condanna penale definitiva con interdizione dai pubblici uffici per un’azionista”. Ancora convinti che Silvio non abbia contro di sé un gruppo di toghe dal colore rosso fuoco?
































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