"Un messaggio drammatico, il piu’ drammatico della sua vita politica e personale. A momenti la voce rotta, Berlusconi e’ commosso quando ringrazia i suoi figli per l’amore che gli hanno mostrato. Ringrazia gli avvocati – scrive Amedeo La Mattina sulla Stampa – e tutti coloro che gli sono stati accanto. La bocca che si storce in una smorfia di dolore interiore quando ricorda che in cambio di 20 anni di sacrifici per il nostro Paese il ‘premio’ e’ una sentenza che gli toglie la libertà personale e i diritti politici. La bandiera tricolore accanto a quella dell’Unione, il testo tra le mani, una penna sul tavolo, legge il gobbo. Il videomessaggio di Berlusconi e’ un capolavoro di comunicazione e di rilancio politico per un leader di partito interdetto dai pubblici e uffici, che non potra’ candidarsi alle prossime elezioni. Rimarra’ in campo, alla guida del centrodestra, mettendo il suo nome nel simbolo del partito che non sara’ piu’ Popolo della liberta’. ‘Rimetteremo in campo Forza Italia e chiederemo agli italiani di darci quella maggioranza che e’ indispensabile per modernizzare il Paese’. Sembra l’apertura di una lunga campagna elettorale. Non una parola sul governo, sulla necessita’ di andare avanti e sostenere Enrico Letta, nonostante tutti coloro che sono stati a Palazzo Grazioli, dopo la lettura della sentenza della Cassazione, hanno sostenuto che non ci saranno terremoti. Le larghe intese proseguono, ma e’ evidente che il suo cammino sara’ piu’ difficile perche’ il Pdl-Fi alzera’ la posta, battera’ cassa sui temi economici e soprattutto sulla giustizia, sull’ineludibile necessita’ di riformarla per evitare la privazione della libertà’".
"Battezza Forza Italia sulla sua condanna – scrive Francesco Verderami sul Corriere della Sera -. Prova a costruire sulla propria fine un nuovo inizio. E dice ‘non e’ finita, non e’ finita qui. Continueremo a combattere. Sono ancora in piedi’. Sebbene la sentenza della Cassazione gli abbia appena dichiarato scacco matto, Berlusconi rincuora i dirigenti del Pdl invece di farsi rincuorare. Non si capisce dove poggi il suo convincimento sul fatto che ‘torneremo a vincere’, mentre e’ evidente la sua determinazione nel non voler accettare ‘ne’ i servizi sociali ne’ gli arresti domiciliari: dovranno portarmi in galera’. Eppure il Cavaliere sa che la sua carriera parlamentare e’ al capolinea, che per effetto del decreto anticorruzione del 2012 – varato dal governo Monti e votato anche dal centrodestra – sara’ incandidabile per i prossimi sei anni. E sa anche che dovra’ decidere in poche ore cosa fare, se opporsi contro la decadenza da senatore, o dimettersi per evitare che il voto della giunta di Palazzo Madama inneschi la crisi. Perche’ e’ possibile che la Procura di Milano trasmetta gia’ la prossima settimana al Senato la sentenza di condanna, e non c’e’ dubbio – come dice Casini – che ‘se si arrivasse al voto il governo deflagrerebbe’. Cosi’ una valutazione che formalmente riguarda solo la sua carica, di fatto diventa un gesto che puo’ decretare la continuazione o la conclusione dell’esperienza di larghe intese. Non e’ dato sapere quanto a lungo l’esecutivo potra’ durare: l’altro ieri i ministri del Pdl erano convinti che non avrebbe retto a fronte di un verdetto avverso al Cavaliere, perche’ le spinte contrapposte ne avrebbero provocato l’implosione. Poche ore dopo la decisione della Cassazione, si sono visti i primi effetti: la Lega da una parte e Sel dall’altra sono partiti all’attacco di Palazzo Chigi, e nel Pd i renziani hanno dato il loro contributo alle picconate. Come non bastasse, la dichiarazione del segretario democratico – che ha di fatto anticipato il voto del proprio gruppo nella giunta del Senato – e’ stata vissuta dal Pdl come una ‘provocazione’. Ecco il punto: e’ come se nella ‘strana maggioranza’ fosse iniziato il vecchio gioco del cerino, il tentativo cioe’ di scaricare la colpa dell’eventuale crisi sull’’alleato’. Berlusconi non intende lasciare le proprie impronte sulla spina, ‘non saro’ io ad assumermi la responsabilita’ di far cadere il governo in questa grave fase di crisi economica’. Piuttosto vuol mettere alla prova la tenuta del Pd, che e’ gia’ in sofferenza, e vuol capire l’effetto che fa sui democratici dover restare in maggioranza con un partito il cui capo e’ stato condannato. I motivi della scelta (tattica) del Cavaliere sono tanti, compresa la volonta’ di non entrare in aperto conflitto con Napolitano, che a sua volta sta provando a tenere il governo al riparo dalle tensioni".
































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