E’ normale che alle elezioni nessuno ammetta di aver perso, ma per lealtà va detto che il turno elettorale di domenica scorsa è stato tutt’altro che entusiasmante per il centro-destra che ha incassato una nuova sconfitta a livello amministrativo. Con tanti auguri ad Alemanno (ma sarà dura recuperare a Roma) solo a Brescia e Iglesias PDL ed alleati possono concretamente sperare in una riconferma, perché in tutti gli altri capoluoghi la sconfitta è stata secca, inequivocabile, con un pesante arretramento rispetto al 2008.
Si potrà obiettare che in diverse città a febbraio era andata anche peggio, ma mi sembra volersi nascondere dietro ad un po’ di ipocrisia.
A Roma e a Brescia cresce “Fratelli d’Italia” mentre pesanti – anche di più del PDL – sono stati gli arretramenti subiti dalla Lega Nord e dal M5S di Grillo mentre il PD ha resistito e, almeno a livello percentuale, riguadagnato consensi, un aspetto questo che non va sottovalutato.
Nel voto qualcuno ha voluto vederci un primo giudizio sul governo Letta, ma credo invece che questo aspetto sia stato del tutto insignificante perché era un voto amministrativo e piuttosto abbia invece contato di più il fatto che la classe dirigente di centro-destra a livello di Enti Locali è purtroppo complessivamente modesta e poco radicata, oltre che ad avere una spiccata tendenza a litigare e a dividersi, come è puntualmente avvenuto in molti centri.
Scontate infine le critiche a Grillo per il suo “flop”, ma se il comico genovese pensa di imporsi scegliendo i candidati a sindaco via web proponendo illustri “signor nessuno” dopo sondaggi cui partecipano ben pochi simpatizzanti non può illudersi di recuperare grandi risultati. La crisi del M5S di Grillo è poi accentuata da una quotidiana ed esasperata polemica contro tutti, ma senza mai fare alcuna proposta concreta soprattutto a livello locale. In un mondo dove le mode passano alla svelta, se Grillo non diventa un po’ più serio e concreto rischia di passare come una meteora di prossimo e veloce spegnimento tenuto anche conto del progressivo aumento dell’area del “non voto” , il segnale inequivocabile di vera critica verso tutti e della disaffezione generale.
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