Massimo Carnelos, console generale d’Italia a San Francisco, sulla morte di Riccardo Pozzobon, il quarantenne ricercatore padovano disperso in Alaska dopo essere stato inghiottito dal ghiacciaio Mendenhall, ha dichiarato: “Il nostro connazionale è scivolato per una tragica fatalità. C’è chi dice che sia inciampato su un rampone e chi dice che stava riempiendo una borraccia”.
“Le ricerche sono durate tre giorni, ma poi purtroppo è stato necessario sospenderle. Anzitutto – spiega il Console – si reputava che il ricercatore fosse deceduto. E poi in ogni caso entrare nell’inghiottitolo per il recupero del corpo avrebbe messo a repentaglio anche altre vite. Bisognerebbe capire quanto è profondo il ghiaccio nei vari punti.
Faccio degli esempi: può essere 20, 80 o 150 metri. Il ghiacciaio non è una massa compatta. Al suo interno è fatto di fratture, rivoli e fiumiciattoli. È una massa molto composta ed è per questo che poi viene studiata”.
Il corpo potrebbe non essere mai ritrovato? “Potrebbe riemergere tra dieci anni se il ghiacciaio si ritrae, potrebbe essere spostato e fatto riemergere da qualche fiume sotterraneo. Impossibile avere certezze. Nella mia seconda telefonata ai genitori di Riccardo ho spiegato questo aspetto e ho chiarito il motivo per cui le ricerche sono state sospese”.
Certo, “i genitori sono sconvolti, faticavano anche a parlare ed è comprensibile. Ci hanno ringraziato per l’assistenza, ma è il minimo che possiamo fare”.
“Il mancato ritrovamento del corpo fa sì che il fascicolo resti aperto. Dal punto di vista legale – conclude il diplomatico – si tratta di una persona scomparsa. Le autorità dell’Alaska ci faranno pervenire un rapporto circostanziato sull’accaduto, una sorta di relazione conclusiva che poi noi manderemo in Italia”.






























