Urge chiarezza. Urge raccontare ai tanti lettori che ci seguono ogni giorno come stanno veramente le cose per ciò che riguarda la composizione delle liste del Popolo della Libertà in Europa. Vi racconteremo ciò che possiamo raccontarvi, perché non tutto si può scrivere: la tensione è già altissima e vogliamo evitare altre querele (ne abbiamo già tre sul groppone).
Dunque, andiamo per gradi. Tutto parte dalla volontà di Guglielmo Picchi e Raffaele Fantetti, parlamentari uscenti del PdL, di formare liste che – di fatto – potessero garantire la loro rielezione. Il deputato e il senatore eletti in Europa, infatti, si ricandidano: si sa, la comodità e i vantaggi che offre una poltrona a Roma sono cose a cui è difficile saper rinunciare.
Così Picchi e Fantetti si danno da fare fin da subito per cercare di individuare nomi che potessero essere proposti a via dell’Umiltà. Fin da subito, naturalmente, cercano di far fuori Massimo Romagnoli, presidente del Movimento delle Libertà, che in questi ultimi anni ha lavorato ogni giorno a favore degli italiani nel mondo, visitando le comunità italiane residenti nei vari Paesi Ue e partecipando costantemente al dibattito politico sui media. Romagnoli, esponente di punta del PdL in Europa e certamente il più berlusconiano di tutti, rappresentava – e rappresenta – per gli uscenti un ostacolo. Meglio tagliargli le gambe fin dall’inizio, che trovarselo in lista, come avversario interno da battere.
Dunque, avanti con la diffusione di bugie a raffica: “no, Romagnoli non sarà candidato”, andava dicendo in giro Picchi, e la voce si era sparsa in tutto il mondo, non solo in Europa. Arrivavano alla nostra redazione e-mail persino dall’Australia: “ma è vero che Romagnoli è stato fatto fuori?”. Sì, ci hanno provato, ma senza esito. Romagnoli è in lista e ha già vinto la sua prima battaglia contro quelli che da alcuni vengono definiti “i feudatari del PdL in Europa”.
Romagnoli, da sempre a stretto contatto con lo staff del presidente Berlusconi, non poteva essere eliminato così, anche se contro di lui Picchi e Fantetti avevano schierato pezzi grossi del PdL. Ma non così grossi da contrastare gli alti papaveri con cui è in contatto il presidente del Movimento delle Libertà. Soprattutto, non poteva essere eliminato dai giochi uno che da anni si impegna giorno dopo giorno a favore dei connazionali.
L’SMS DI PICCHI A ROMAGNOLI Guglielmo Picchi in quei giorni mandò persino un sms a Romagnoli: alla Camera, così come siamo messi, ne passa solo uno – scriveva il deputato -, e certo quel posto non lo lascio a te. Per la precisione, ecco il testo del messaggino di Picchi: “Massimo, in Europa prenderemo solo un seggio e non te lo lascio. Candidati in America Latina (???, ndr), lì hai più possibilità”. Avete capito? Il progetto di Picchi risulta chiarissimo fin dall’inizio: non vuole ostacoli sul suo cammino. Montecitorio continua a fargli gola e non vuole avere davanti alcun imprevisto.
IL CONTATTO FRA ROMAGNOLI E ALFANO Ma Romagnoli è un osso duro da battere. Non è disposto a cedere rispetto all’opportunità di rappresentare e difendere gli interessi dei connazionali all’interno delle istituzioni. Ne va della fiducia dei suoi tanti sostenitori in Europa e nel mondo. Mette in moto tutti i suoi sponsor e si rivolge persino ad Angelino Alfano, segretario del partito, per spiegargli la situazione. Alfano lo tranquillizza subito: Massimo, sei dentro, stai sereno.
LA LETTERA DI ROMAGNOLI AD ALFANO Il presidente MdL decide anche di scrivere una lettera al segretario pidiellino, in cui – una volta capito l’andazzo, una volta avute chiare in testa le intenzioni di Picchi e Fantetti – lo prega di farlo partecipe della composizione delle liste, per evitare che in lista venissero inserite persone senza né arte né parte, sconosciute alla comunità, senza alcun ruolo all’interno del partito (cosa che di fatto poi è accaduta).
LE LISTE LE FANNO PICCHI E FANTETTI Ma il partito è chiaro: ad occuparsi delle liste in Europa sono Guglielmo Picchi e Raffaele Fantetti. Di più: Picchi pare si sia occupato anche delle liste in Australia. Del resto, ha partecipato a una trasmissione su Youdem proprio per parlare di questo.
ALTA TENSIONE PRIMA DELLA PRESENTAZIONE UFFICIALE DELLE LISTE I giorni immediatamente precedenti alla presentazione ufficiale delle liste del PdL, sono stati un susseguirsi di e-mail e telefonate. Anche per noi. L’incubo di molti aspiranti candidati comincia a diventare realtà. Coloro a cui Picchi e Fantetti avevano promesso il posto sicuro, si rendono conto all’improvviso di essere stati presi per i fondelli per anni. Il deputato e il senatore non sono riusciti a far fuori Romagnoli, ma sono stati capaci di estromettere Danilo Benevelli, per esempio, imprenditore di successo in terra elvetica e coordinatore del PdL in Svizzera. Benevelli, persona preparata, intelligente, colta, da anni a stretto contatto con la comunità, meritava di essere in lista: ma anche lui, come Romagnoli, rappresentava per gli uscenti un ostacolo troppo grande. E così, è stato silurato. Per la cronaca: Benevelli, deluso, schifato, si è dimesso dal ruolo di coordinatore PdL. Così come si è dimesso Roberto Basili, che rappresentava il PdL in Germania. Così come Simone Ceramicola, rappresentante del PdL in Belgio, ha detto basta e ha dichiarato pubblicamente che non sosterrà il PdL e tanto meno i candidati Picchi e Fantetti alle Politiche di febbraio.
LE BUGIE DI PICCHI: ‘TUTTA COLPA DI ROMAGNOLI’ Dopo la delusione e l’arrabbiatura della base, Picchi è alle corde. Non sa più che fare. Il puzzo delle menzogne di Picchi e Fantetti si sente ormai in tutta Europa. Accusano altri per quanto riguarda la formazione delle liste. Accusano Romagnoli. Il colmo. Ma non sono loro i coordinatori? Non era loro la responsabilità? Hanno fatto liste perdenti e saranno vittime della loro stessa ingordigia. Romagnoli non ci sta e su Facebook dice la sua: “Come è possibile che una persona che non doveva nemmeno essere candidata avesse il potere di escludere dalla lista qualcuno? E se avessi avuto questo potere, non mi sarei messo al primo posto, capolista? La risposta è che non sono al primo posto, ma lì c’è qualcun altro. Fate voi”. Capolista alla Camera è Picchi, infatti, così come al Senato è Fantetti. Non solo: Romagnoli ha cercato di inserire esponenti del Movimento della Libertà in lista, e non c’è stato verso. Picchi e Fantetti ogni volta hanno fatto muro, di fronte alle sue richieste.
IL CASO DI SIMONE BILLI Sempre per chiarirvi le idee, cari lettori, vi abbiamo già raccontato su ItaliaChiamaItalia il caso che riguarda Simone Billi, candidato alla Camera con il PdL in Europa. Abbiamo cercato informazioni direttamente sul territorio. Il risultato? Nostre fonti ci spiegano che Billi è un amico di Picchi, fiorentino, da qualche mese in Svizzera per lavoro. Viene descritto come una persona “completamente digiuna di politica dell’emigrazione”. Proprio per fare posto ai sodali, sono stati fatti fuori esponenti del partito come Danilo Benevelli o altri.
CONCLUSIONI Questo è ciò che, per il momento, possiamo raccontarvi. A qualcuno la verità non piacerà, non piacerà di certo a Picchi e Fantetti, a quei pochi che ancora si nascondono sotto la loro sottana, ma così stanno le cose e tutto il resto sono invidie, ipocrisie, falsità. Le liste del PdL in Europa sono state fatte dagli uscenti a misura propria. Sono praticamente delle liste blindate. L’unico in grado davvero di mandare a casa Picchi resta Romagnoli, che continua a conquistare sempre più consenso e simpatia presso gli elettori. E per ciò che riguarda il Senato, dovranno essere Aldo Di Biagio o Luigi Billè – candidati con la lista Monti – a prendere i voti di quei delusi del PdL. Cari connazionali, avete un’arma che vale moltissimo, il vostro voto: usatelo con coscienza.
Twitter @rickyfilosa
































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