Mancano due giorni all’inizio delle congregazioni generali e il fronte dei cardinali elettori appare piu’ che mai frammentato. Neanche quelle che potrebbero sembrare classiche ‘cordate’, come quella degli italiani, o gruppi numerosi, come gli statunitensi, hanno al momento un candidato su cui convergere. L’esigenza, per la maggior parte degli elettori, e’ impiegare il tempo che rimane da qui a lunedi’, quando si entrera’ nel vivo dell’iter che porta all’elezione del successore di Benedetto XVI, per studiarsi reciprocamente, conoscersi, cogliere gli orientamenti che potrebbero maturare. Del resto, nomi ‘forti’, capaci di creare un’immediata convergenza di almeno un numero minimo di elettori non si presentano all’orizzonte e i porporati stessi, nelle conversazioni di questi giorni, mostrano come stiano procedendo in ordine sparso.
Nel fronte italiano continuano a svolgere un ruolo di primo piano i ‘grandi elettori’ Angelo Sodano e Giovanni Battista Re, ma il gruppo dei connazionali si sta rivelando meno compatto del previsto. La candidatura di Mauro Piacenza, che sarebbe sostenuta da Tarcisio Bertone, Domenico Calcagno e Angelo Bagnasco, non convince tutti. E per molti ci sono troppe situazioni che remano contro gli italiani in genere. ‘Troppi scheletri nell’armadio’, afferma senza mezzi termini un porporato di Curia.
Rimane in piedi, come nome forte, quello dell’arcivescovo di Milano, Angelo Scola, stimato da Ratzinger, solido di dottrina, di grande esperienza pastorale, vera figura di primo piano nel panorama italiano, e a differenza di altri privo di ‘macchie’ nella propri storia. Rimane da capire, pero’, se la sua trascorsa vicinanza al movimento di Cl non diventi per lui un handicap. Riferendosi proprio a lui, un cardinale elettore italiano osservava che ‘i movimenti hanno distrutto la Chiesa, dando ad alcune diocesi la configurazione quasi di sette’.
Tra gli italiani, poi, potrebbe venir fuori Giuseppe Betori, ma come outsider, solo se il Conclave dovesse prolungarsi per piu’ giorni, non prima. Anche gli spagnoli, tra l’altro, sarebbero disposti a votare un italiano. In Europa, inoltre, salgono le quotazioni dell’ungherese Peter Erdo, per tre volte presidente dei vescovi europei e con crescenti consensi nel continente.
Per quanto riguarda il fronte dei latino-americani, e’ si’ alla ricerca di un candidato dell’area, ma c’e’ ancora divisione sul nome. Figura forte rimane il brasiliano Odilo Pedro Scherer – ha dei legami in Curia, essendo anche nell’organo di vigilanza dello Ior, e anche nella Prefettura degli Affari economici, conosce bene l’ambiente romano, facendo spesso l’andirivieni con Roma – pero’ per rivalita’ interne al suo Paese e al continente, diversi non sarebbero disposti a votarlo. Perfino il presidente della Conferenza episcopale brasiliana, il cardinale di Aparecida Raymundo Damasceno Assis ha fatto sapere che anche lui sarebbe piu’ disposto a votare il canadese Marc Ouellet, piuttosto che Scherer. L’arcivescovo di San Paolo, gradito negli Usa, tra molti europei e nel terzo mondo, non e’ insomma sostenuto dai suoi connazionali. E tanto meno, ad esempio, dagli argentini.
Quella di Ouellet rimane una candidatura importante, anche se resta il problema della vicenda del fratello condannato per pedofilia, questione che in Canada ha suscitato molto clamore. Ouellet ha anche dalla sua il fatto di conoscere bene il mondo latino-americano, dove potrebbe trovare sostegni, essendo stato molti anni in Colombia e parlando perfettamente lo spagnolo. In alternativa, potrebbe risalire una figura come l’honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga, gia’ tra i papabili nel 2005, che qualche incidente di percorso l’ha avuto, ma non al punto da trarne pregiudizio. Due volte presidente di Caritas Internationalis, personalita’ di respiro globale, ha avuto uno scontro con Bertone, come lui Salesiano, ma rappresenta tra i cardinali un fronte di stampo progressista.
Tra gli americani, quella dell’arcivescovo di Washington Donald Wuerl e’ una candidatura piu’ robusta e consistente di quella del collega di New York Tim Dolan. Wuerl e’ considerato un personaggio molto pragmatico, amico di Ratzinger, e’ stato relatore al Sinodo sulla Nuova evangelizzazione. Ha passato molti anni a Roma, prima studiando alla gregoriana e all’Angelicum, poi alla Congregazione per il Clero dove e’ arrivato con il cardinale prefetto John Joseph Wright.
L’arcivescovo di Boston Sean O’Malley, invece, spicca sicuramente per stile a autenticita’, ma appare a molti perfino troppo caratterizzato dalla sua strenua lotta alla pedofilia, aspetto che diventerebbe quasi un marchio troppo esclusivo per il pontificato. Questo contesto di divisione e frammentazioni fa anche emergere come non ci sia una visione comune su quale linea debba poi prendere il prossimo papato. Anche per questo i cardinali si stanno riservando tutto il tempo consentito per decidere la data del Conclave, per arrivarci preparati, non privi di candidature reali, e non far quindi protrarre troppo il Conclave, il che darebbe platealmente al mondo l’idea di una Chiesa divisa. E anche la necessita’ di approfondire la conoscenza reciproca e’ stata sintetizzata oggi da un messaggio su Twitter del cardinale sudafricano Wilfrid Fox Napier, secondo cui in questi giorni ‘i piu’ nuovi avranno la chance di essere conosciuti e di conoscersi meglio tra loro’.
































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