La marijuana almeno è un prodotto naturale, niente catrame o sostanze chimiche in uno spinello (se tutto va bene). Volendo le canne possono diventare un prodotto casalingo, a chilometro zero. Seguite passo dopo passo nella loro realizzazione dal consumatore finale. Un minimo di oblio e relax, se si fumano nel modo giusto. Niente più. Il modo di dimenticare una giornata difficile, una moglie petulante. Dei figli insopportabili, un lavoro mal pagato. Troppe tasse e richieste a cui far fronte. E come si usa dire sul Rio de la Plata, basta un po’ di marijuana e: “Ya está”. Nel mondo in cui è normale prendere gli psicofarmaci, scolarsi bottiglie di vino o whiskey, uno spinello non dovrebbe fare tanto rumore. In fondo, le droghe legali che ci circondano e alimentano le casse degli stati sono tante. E non si sbraita per cambiare le regole. Eppure, siamo circondati da un grado di incoerenza non indifferente.
Da una parte abbiamo 20 stati americani a favore della legalizzazione, con la marijuana terapeutica appoggiata da destra e sinistra. In California basta andare dal medico e dire di essere stressati per ottenere una ricetta che prescriva la marijuana. Le farmacie specializzate propongono ai clienti diverse varietà a seconda dei gusti di ognuno. Gli Stati Uniti possono, ma quand’è ora di approvare la legalizzazione in Uruguay, allora no. Lì deve intervenire l’ONU. “C’è una convenzione internazionale da rispettare”, tuonano i politici. A differenza degli USA, nel Paisito la legalización però non gode dell’appoggio popolare. La gente non la vuole. Soprattutto perché i motivi che la classe politica adduce non sembrano ragionevoli. Legalizzare per combattere il narcotraffico e ridurre l’insicurezza. Cocaina, paco, pasta base, eroina… Non spariranno dal mercato. I malviventi, ormai organizzati in bande pronte a tutto per pochi spiccioli, se si fanno, non ricorrono certo alla marijuana. E non è una novità. Le droghe dei poveri, dei diseredati, di coloro che vivono all’esterno della società e non vengono da questa imbrigliati, sono altre. Gli spinelli sono una droga quasi borghese. Da femminucce. Per non dire altro. E poi, in Uruguay le canne se le fanno tutti e dappertutto da tanto tempo. La marijuana è decisamente tollerata. Se un poliziotto ti vede fumare, a meno che tu non sia molesto, prosegue nella sua ronda. Il problema non riguarda il fumare di per sé. Ma la coscientizzazione. Il sapere che si può fare uso di stupefacenti, ma che fa male. Con l’alcol e il tabacco dovrebbe essere lo stesso. Ma non lo è nè lo è mai stato. I profili fiscali ed economici prevalgono su quelli etici ed educativi. E allora qual è la soluzione? Legalizzare o no? Proibire qualcosa che si usa comunemente o quasi? Permettere di fumarsi le canne o no? Gli USA sì e gli altri no? Seguire un’ottica paternalista in cui i paesi industrializzati (in crisi) hanno la capacità per gestire questo fenomeno rivoluzionario e gli altri no, senza reali giustificazioni, è accettabile? Siamo pronti ad un conflitto sociale di livello internazionale? In cui tanti Paesi cercheranno di arrogarsi maturità e capacità per gestire la marijuana legale? In una folle corsa verso il podio del migliore e più adeguato legalizzatore della cannabis? L’opinione pubblica mondiale, che posizione prenderà?
































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