In principio fu Prodi Mortadella, poi Berlusconi amante compulsivo, Monti tecnocrate autoreferenziale, Letta molle democristiano; adesso tocca a Renzi, arrogante e vanesio promotore di se stesso. Tutti contro il governo. Sembra che lo sport preferito del popolo italiano, e dei suoi più graditi rappresentanti, nonché dei tritacarne mediatici, sia il tiro al piccione, dove il piccione è il premier del momento, qualunque sia la sua proposta governativa o la sua idea di Paese.
Certamente è più facile criticare che proporre e nell’era della globalizzazione, nell’impero di Facebook e affini, succede che il sarcasmo, la caricatura e il pettegolezzo sulle istituzioni abbiano un seguito inimmaginabile in altri tempi, e che un qualsiasi anonimo utile idiota possa trovare spazio per spargere al vento il seme della discordia e della guerra di bande.
È possibile sperare che si arrivi in un prossimo futuro a veder prevalere sui social network l’educazione e la cultura, il rifiuto della volgarità e delle cattiverie spesso anonime, il superamento del moderno e bizzarro concetto di privacy che consente a qualsiasi spregiudicato (o dovrei dire pregiudicato) bullo, minorenne o maggiorenne, di irridere, insultare, offendere?
No, non sarà mai possibile, perché oggi la gente si muove in direzione opposta al buonsenso e la tanto osannata democrazia si avvia verso una deriva pericolosa: non è la voce che si leva dall’agorà ateniese, ma quella dei più arrabbiati e rancorosi che non hanno idee proprie e si eccitano dinanzi al fallimento e alla disgrazia altrui.
La crisi economica e le migrazioni bibliche in atto hanno reso costoro sempre più numerosi e agguerriti; chiusi dentro i propri egoismi e pronti a fare proprie le deliranti farneticazioni di capipopolo senza scrupoli, esaltati dai media complici, hanno l’unico obiettivo di far cadere chiunque provi a governare e a costruire un Paese, e un mondo, migliore. Mentre rimane inascoltata la voce di chi crede nella stabilità, nell’impegno di tutti per il bene comune, nella ricerca di proposte condivisibili e nel ruolo fondamentale che ha la formazione politica dei cittadini.
































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