Lombardo se ne va con una sorpresa: l’ennesimo colpo di scena in una regione sempre (nel bene e nel male) plateale e capace costantemente di sorprendere. Nell’ultimo giorno di Raffaele Lombardo da Governatore, all’Assemblea Regionale salta quella spending review che qualche giorno fa lo stesso Lombardo aveva presentato al Premier Mario Monti, per rassicurarlo che l’Isola non è a rischio default.
Il testo della revisione della spesa era stato predisposto dagli assessori all’economia Gaetano Armao e alla salute Massimo Russo e prevedeva tagli per 150 milioni già nel 2012 e 300 milioni a partire dal prossimo anno. Ma all’interno del parlamento siciliano non si è stato trovato l’accordo, sicché tutto si è fermato in commissione, quella commissione Bilancio che non sarebbe nemmeno entrata nel merito del provvedimento presentato sotto forma di emendamento.
Così, sino alla fine, la giunta Lombardo, variamente rimaneggiata ma mai cambiata, resta di fatto fabbrica di poltrone, dal momento che il nodo che ha fatto saltare la “revisione” sono gli esuberi relativi a ben 2.000 assunzioni. Fra queste, si ricorderà che, poche settimane fa, nella foga di distribuire incarichi e consulenze, nonostante fosse a poche settimane dalle dimissioni, Raffaele Lombardo mise dentro anche uno che già dentro, ma in carcere, si trovava, nominandolo presidente del collegio dei sindaci di “Sicilia e-servizi”: una delle partecipate della Regione che si occupa di informatizzazione.
Ma, a proposito dell’ultima trovata, la colpa non è solo del prode Lombardo, perché nessun partito intende assumersi grosse responsabilità in tema di tagli, soprattutto in vista delle prossime elezioni del 28 e 29 ottobre. Quindi nessuno, ma proprio nessuno, ha difeso il testo che prevedeva tagli per 150 milioni già nel 2012 e 300 milioni a partire dal prossimo anno. Quattro anni, quelli di Lombardo in Sicilia, composti da maggioranze fatte e poi cambiate, da nomine a pioggia e da bilanci negativi. “Arraffaele” lo chiamano in Trinacria, soprannome che pare abbia ampiamente meritato per l’accanimento nell’accaparrarsi le poltrone di sottogoverno e le postazioni di potere in ogni parte dell’isola.
Eletto quattro anni fa con un consenso plebiscitario pari al 65% dei voti, stracciando niente poco di meno la capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro, alias “Annuzza bedda”, egli è, dati alla mano, l’uomo politico più votato della storia della Sicilia, che surclassa anche il suo predecessore Totò Cuffaro, detto “Vasa-Vasa”.
Quando, nel 2009, Raffaele Mambrino, parlando del MPA, inventato da Lombardo, ebbe a esprimere dubbi, ciò si doveva non tanto alla idea di partenza, ma piuttosto al portabandiera. In effetti, letto tre anni dopo, quell’articolo su l’Occidentale suona profetico: il Sud non ha bisogno di maggiori capitali pubblici, ma piuttosto di innovazione politica.
L’approccio alla questione meridionale seguita da Lombardo, è quella degli ultimi (fallimentari) sessant’anni, tutta centrata sul finanziamento diretto o indiretto a carico dello Stato, di iniziative imprenditoriali con l’obiettivo di surrogare la cronica insufficienza dei capitali e dell’iniziativa imprenditoriale privata. Ed ora i risultati, fino a quello incredibile di oggi, sono sotto gli occhi di tutti e grazie al coinvolgimento degli enti territoriali e dei sindacati, ciò che avrebbe dovuto garantire maggiore efficacia e maggiore qualità alle nuove iniziative, presenta un bilancio costi-benefici raccapricciante e per di più non emendato ed anzi certificato.
Ricordo, al tempo dell’appoggio salva-Berlusconi, una nota del sicilianissimo Michele Ingrassia che pressappoco diceva che il fatto che il governatore autonomista della Sicilia si chiami Lombardo è già di per sè una contraddizione, sia pure ironica e che antropologicamente parlando il cognome in questione è una traccia della presenza lombarda nell’Isola in epoca medievale. Ma il vero problema, dopo quella scelta, è che chiaramente il Lombardo (inteso come Raffaele) rivive quell’intreccio storico siculo-lombardo che era stato dimenticato e che fu foriero di molti inciuci e molti guasti per l’Isola e per l’Italia intera.
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