I grandi elettori del Pd hanno approvato all’unanimità la proposta di Matteo Renzi di candidare Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica. Il presidente del Consiglio ai suoi ha detto che “questo e’ un passagio in cui si gioca la maturità", e come diceva Nietzsche, "si diventa maturi quando si recupera la stessa serieta’ che si aveva nei giochi di bambino". "Noi non stiamo semplicemente mettendo in discussione un nome – ha proseguito – ma stiamo cercando di dire che il prossimo settennato deve consentire di vivere alle forze politiche il proprio confronto e scontro con serenita’. Siamo una comunita’ di donne e di uomini che sanno trovare, non un senso alla parola unita’, ma alla parola responsabilià’".
"Spesso finiamo i discorsi dicendo ‘ce lo chiede l’Europa’, oggi ce lo chiedono gli italiani. Se saremo in condizione di non fare polemiche interne ne’ di avere tensioni esterne, ciascuno di voi ai propri figli potra’ dare qualcosa di storico". E cioe’ di aver consentito "all’Italia di concludere il processo transizione di cui gli italiani hanno bisogno".
Per Renzi serve un presidente che "sia nelle condizioni di mettersi in sintonia sulle frequenze degli italiani", con "un’etica e una moralità". "Quando si parla del Colle non si sceglie una candidatura sulla base delle esigenze di parte, al Colle si sceglie una candidatura che sia autorevole e in grado di dire, con la schiena dritta, dei no se necessario anche a coloro i quali lo hanno indicato". "Oggi – ha detto Renzi – e’ l’occasione per cancellare lo smacco del 2013. Abbiamo l’opportunita’ di cambiare, non il corso di questa legislatura, ma di cancellare quello smacco".
Elencando ai Grandi elettori Pd i pregi di Sergio Mattarella: “il Mattarellum ha avuto il grande merito di inserire almeno parzialmente i collegi che impone al politico di metterci la faccia visto che le liste bloccate hanno consentito alla classe politica di non misurarsi nel rapporto costante con gli elettori anche per litigare e discutere".
LA SCHEDA Palermitano, classe 1941, Sergio Mattarella – candidato del Pd nella corsa per il Quirinale – proviene da una famiglia di tradizione democristiana. Il padre Bernardo – deputato all’Assemblea costituente e più volte ministro – è stato tra i fondatori del partito dello scudo crociato in Sicilia. Militanza politica fatta propria anche dal fratello di Sergio, Piersanti Mattarella, ucciso dalla Mafia mentre era governatore della Sicilia il giorno dell’Epifania del 1980. Tre anni dopo Sergio – laureato in Giurisprudenza alla Sapienza con il massimo dei voti e la lode con una tesi su "La funzione di indirizzo politico", avvocato e docente di Diritto parlamentare all’università di Palermo – viene eletto deputato nelle fila della Dc nella circoscrizione della Sicilia occidentale. Viene rieletto, sempre nella stessa circoscrizione, nelle successive elezioni del 1987, del 1992, del 1994, del 1996 e del 2006, mentre nel 2001 nella circoscrizione del Trentino Alto-Adige. Nel corso di queste sette legislature ha fatto parte della Commissione Affari costituzionali, della Commissione Affari esteri e del Comitato per la legislazione, di cui è stato anche presidente. Ha fatto parte, inoltre, della Commissione bicamerale per le Riforme istituzionali dell’XI legislatura, di cui è stato vice-presidente, della Commissione bicamerale per le Riforme istituzionali della XIII legislatura, della Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo e le stragi, della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla mafia. Nella XV legislatura è stato presidente della Commissione giurisdizionale della Camera dei deputati.
Nella XIII legislatura è stato presidente del Gruppo parlamentare dei Popolari e Democratici dall’inizio della legislatura all’ottobre 1998. Dal luglio del 1987 al luglio del 1989 è stato ministro dei Rapporti con il Parlamento. Sono di quel periodo la riforma dell’ordinamento della Presidenza del Consiglio e l’abolizione della ordinarietà del voto segreto in Parlamento. Dal luglio del 1989 al luglio del 1990 è stato ministro della Pubblica istruzione, sino a quando si è dimesso per dissenso su una importante scelta del governo Andreotti dell’epoca: la legge Mammì in materia radiotelevisiva, che di fatto ha accompagnato l’ascesa economica di Silvio Berlusconi. Mattarella lega inoltre il suo nome alla legge elettorale in senso maggioritario varata nel 1993, di cui è stato relatore, ribattezzata proprio "mattarellum". Dopo la bufera di Tangentopoli, è stato tra i promotori del Partito popolare italiano e poi tra i sostenitori dell’Ulivo di Romano Prodi. Nell’ottobre 1998 diventa vice presidente del Consiglio quando Massimo D’Alema subentra a Prodi alla guida dell’esecutivo, poi dal dicembre 1999 ha ricoperto la carica di ministro della Difesa sino alle elezioni del giugno del 2001. Sono di quel periodo la legge che ha abolito la leva militare obbligatoria e quella che ha trasformato l’Arma dei Carabinieri in forza armata autonoma, nonché l’avvio della costituzione del primo corpo d’armata europeo. Nelle elezioni politiche del 2008 non si è ricandidato e ha concluso la sua attività politica. Nel maggio 2009 è stato eletto dal Parlamento componente del Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa, di cui è stato vicepresidente. Il 5 ottobre 2011 il Parlamento in seduta comune lo ha eletto giudice della Corte costituzionale.
































Discussione su questo articolo