La fumata nera su Franco Marini ‘al primo colpo’ fa esplodere il Pd e manda in fibrillazione il Pdl. I 521 voti incassati dall’ex presidente del Senato sono molto al di sotto del quorum necessario (672) e lontani anche dalla dead line (550) che Pierluigi Bersani avrebbe indicato per riproporre il nome dell’ex presidente del Senato.
Silvio Berlusconi, raccontano, sapeva che puntando su Marini, sui cui pesava il veto dei renziani e di Sel, avrebbe spaccato i Democrat, ma non pensava che si arrivasse a un nuovo impasse, tale da mettere tutto in discussione. ‘Ancora una volta Bersani ha dimostrato di non saper tenere il partito, ora bisogna capire con chi dobbiamo continuare a trattare, sara’ una lunga notte’, dice a mezza bocca un autorevole esponente azzurro.
Prima di volare a Udine per la chiusura della campagna elettorale in Friuli Venezia Giulia e dopo aver visto Bersani e Casini a Montecitorio, il Cavaliere avrebbe chiesto ai suoi di votare scheda bianca alla seconda e alla terza votazione, come richiesto dal Pd, per prendere tempo e vederci chiaro. In queste ore il leader azzurro vede rispuntare il fantasma di Romano Prodi al quarto voto e teme brutti scherzi dai cecchini d’Aula. Non possiamo rischiare di farci impallinare all’ultimo giro utile, avrebbe detto ai suoi il leader azzurro.
La scheda bianca, raccontano in via dell’Umilta’, e’ una mossa che apre due strade: il congelamento di Marini per non bruciarlo e riproporlo al voto con la maggioranza assoluta; l’apertura di un tavolo di trattativa con i dem e i montiani per accordarsi su un altro ‘nome condiviso’ da presentare addirittura prima della quarta votazione (tra i papabili sempre Massimo D’Alema, ma anche Giuliano Amato). Berlusconi, insomma, non vuole rimanere con il cerino in mano e avrebbe invitato i suoi a tenere in piedi fino all’ultimo l’intesa con i Democrat, in attesa di nuovi segnali da Bersani su Marini o un nuovo candidato al Colle.
Non a caso, Angelino Alfano, dopo un vertice ristretto a palazzo Grazioli, avverte: ‘Invitiamo tutti a impegnare il tempo della seconda e terza votazione per individuare la soluzione piu’ idonea per eleggere il presidente sin dalla quarta votazione’. Fallito il primo tentativo con Marini, Pd e Pdl danno per scontato che si arrivera’ alla quarta, con maggioranza semplice per l’elezione del capo dello Stato. Uno scenario che preoccupa molti azzurri, perche’, spiegano a palazzo Grazioli, ‘nessuno al quarto scrutinio puo’ offrire a Berlusconi tutte le garanzie necessarie un presidente della Repubblica gradito’.
Il nome di Prodi ricorre nei capannelli dei parlamentari pidiellini a Montecitorio. Il Professore, si ragiona dalle parti di via dell’Umilta’, non avrebbe mai i voti del Cav. E la velata apertura di Beppe Grillo sul professore ha fatto scattare l’allarme rosso. La paura di vedersi Prodi al Colle e’ alimentata anche dal fatto che il Pd si presenta dalla seconda votazione in poi ancora piu’ diviso di prima.
































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