Simone Ugetti, sindaco di Lodi, arrestato per manipolazione d’asta; Tony Bonafede, consigliere municipale di Siracusa, arrestato per possesso di 16 chili di marijuana e 3,5 di hashish; Stefano Graziano, consigliere regionale della Campania, inquisito per associazione mafiosa: in comune questi tre amministratori locali hanno di essere membri del Partito democratico (Pd) guidato Matteo Renzi. Questi scandali, scrive il corrispondente da Roma del quotidiano francese "Le Monde" Philippe Ridet, in aggiunta a quello che ha portato alle dimissioni della ministra dello Sviluppo industriale Federica Guidi, non potevano cadere in un momento peggiore per il giovane primo ministro italiano: di fronte alla resurrezione del demone della corruzione nella politica italiana, Renzi e’ costretto a giocare in difesa, ad un mese dalle elezioni in 1.300 comuni tra cui le principali citta’ italiane Roma, Milano, Napoli e Torino.
E se il premier ora si affanna a dire che lo scrutinio di giugno deve avere solo un carattere locale e non diventare un giudizio sul governo, all’orizzonte politico dell’Italia si profila gia’ il voto popolare sulle riforme costituzionali strenuamente volute da Renzi, al punto da dichiarare pubblicamente di condizionare il proprio futuro politico al successo del referendum di ottobre.
L’ondata di scandali sollevati dalla magistratura ha fornito munizioni alle opposizioni populiste di destra e di sinistra, come la Lega nord ed il Movimento 5 stelle, che soffiano sul fuoco della diffidenza degli elettori verso l’intera classe politica; mentre all’interno del Pd ha alimentato in molti il sospetto, simile a quello che Berlusconi agitava quando era lui sotto il fuoco delle inchieste giudiziarie, che una parte della magistratura sia contraria a Renzi e voglia contribuire a farlo cadere. Da parte sua il premier per il momento resta prudente ed afferma che "non c’e’ alcun complotto" e di "aver fiducia nella magistratura", facendo appello a "non strumentalizzare politicamente gli scandali" scoppiati qui e la’. Ma e’ assai difficile, constata Ridet sul "Monde", che la "questione morale" di berlingueriana memoria non torni d’attualita’ nella lotta politica dell’Italia di oggi.
































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