"Riguardo alla decadenza di Berlusconi nessuno mi può insegnare nulla sulla lotta contro la legge Severino e la sentenza della Cassazione. Ho speso l’estate su questo. Vorrei chiedere ai miei avversari da dove arrivano i pareri che citano in continuazione. Il vero problema è un altro: ci dobbiamo dire la verità, Berlusconi decadrebbe comunque per la pena accessoria e non per la Severino". Lo afferma il ministro Gaetano Quagliariello in una intervista al Messaggero.
"Visto che è in gioco il destino del Paese, di sicuro noi non ci dimetteremmo e avremmo i numeri per sostenere l’esecutivo. In questo caso Berlusconi potrebbe essere il punto di riferimento di due forze che fanno scelte differenti su un punto sicuramente non secondario: la governabilità e la stabilità. In altre parole: se questo sarà l’approdo, il discorso dovrebbe essere diverso e ammettere che c’è un berlusconismo di governo e un berlusconismo d’opposizione. E tutti e due dovrebbero avere una legittimazione".
"Se fosse questo l’epilogo, questo potrebbe essere l’approdo – aggiunge -. Ma noi cerchiamo l’unità. E cerchiamo di sconfiggere atteggiamenti pregiudiziali in base ai quali questo governo non va bene neppure se cancella la seconda rata dell’Imu".
"Il problema non è l’anticipo del Consiglio nazionale – sottolinea -. Siamo davanti a un passaggio drammatico e sarebbe sciocco ridurlo a una resa dei conti interna. Il nodo resta quello della fiducia del 2 ottobre: in quell’occasione una parte del partito ha ritenuto sbagliato far cadere il governo, in quanto un vuoto – senza che ci sia un’ipotesi migliore – farebbe correre all’Italia il rischio concreto di una crisi di sistema. Che non servirebbe al Paese, né al centrodestra e neppure a Berlusconi. In più una grande forza politica non si può comportare come un piccolo partito della Prima Repubblica. Ha una responsabilità speciale. Ecco, noi richiamiamo tutti a questa responsabilità".
































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