"Non c’è alcun rischio di scissione, supereremo questa situazione che non mi sembra così drammatica". Butta acqua sul fuoco il coordinatore della segreteria del Pd Lorenzo Guerini dopo l’annuncio delle dimissioni di Gianni Cuperlo da presidente dell’Assemblea e le accuse di eccessivo dirigismo rivolte a Matteo Renzi. "La democrazia interna – spiega Guerini – si realizza discutendo nelle sedi appropriate, nel Partito Democratico è praticata e garantita. Cuperlo si trovava stretto tra la figura di garanzia del presidente e al contempo di riferimento per la minoranza interna".
Stessa posizione espressa da Marianna Madia al termine della riunione mattutina della segreteria (convocata come di consueto alle 7,30 da Renzi), che riporta le parole pronunciate ieri sera da Stefano Fassina durante la riunione del gruppo a Montecitorio per richiamare alla calma e alla responsabilità: "Fassina, in un bell’intervento alla Camera, ha detto che dobbiamo uscire dal clima congressuale e iniziare a parlare non per posizionamento, ma entrando nel merito delle cose, per dare un contributo alla discussione. Ha ribadito anche che non esistono ipotesi di scissione".
Ma la riunione di stamattina dei vertici del Pd è servita anche per mettere a punto il calendario dei prossimi giorni, in particolare per quanto riguarda la definizione dell’agenda di governo per il 2014. E’ stato stabilito che servirà un passaggio in Direzione per formalizzare il contributo del Pd a ‘Impegno 2014’, il patto di governo che Enrico Letta sta varando in questi giorni.
"La prossima settimana – conferma Madia – ci sarà una segreteria specifica e poco dopo una Direzione che dovrà votare le proposte del Pd per il patto di coalizione. Sarà un anno cruciale per il Paese, vogliamo che dal partito venga un sostegno pieno e completo al governo e ad Enrico Letta".
Come noto, l’equilibrio dell’esecutivo e della maggioranza che lo sostiene dipenderà anche (in gran parte) dall’esito del dibattito parlamentare che si sta per incardinare a Montecitorio e a Palazzo Madama sulle riforme. "La portata storica di questo passaggio – afferma ancora Madia – non è stata abbastanza messa in luce. Abbiamo un accordo, siglato con i partiti di maggioranza e un grande partito di opposizione, che spiana la strada per delle riforme di cui parliamo da sempre. Possiamo essere i parlamentari che potranno dire di aver abolito il Senato".
Ma se sul superamento del bicameralismo e la revisione del Titolo V della Costituzione l’intesa sembra poter reggere, sulla definizione della nuova legge elettorale la situazione è sicuramente più complicata, come fa notare, tra gli altri, Giuseppe Civati: "In Parlamento sulle preferenze sarà scontro. Di fatto non le vuole solo Berlusconi, se questo dibattito non viene gestito bene la legge elettorale rischia di bloccarsi. Ne ho discusso anche con Renzi che condivide questa preoccupazione". La lettiana Paola De Micheli, infine, sposta il focus dal Pd a Forza Italia: "Sulle riforme il Pd discute ma è unito, ora Forza Italia ci sta fino in fondo? Altre volte ci sono stati accordi ma è stato Berlusconi a farli saltare per colpa sua specifica".
































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