Dalle lacrime di Ranieri alle risate di Allegri. Nerazzurri e rossoneri non si detestano – come usa fra derbysti – ma fa effetto registrare la continuità positiva del Milan anche nel senso della fortuna che l’assiste. In Italia e in Europa. E mentre Moratti si oppone petto in fuori ai contestatori esterni e interni – soprattutto a quelli che gli chiedono rinforzi di qualità – c’è un Berlusconi che ha addirittura cambiato di sana pianta i felici fantasmi delle sue notti e adesso sogna di portarsi a casa Cristiano Ronaldo, come se volesse far sapere che nulla sarebbe vietato, al Milan, se Allegri finisse per conquistare scudetto e Coppa.
Nel frattempo, mentre ogni smorfia di Snejider – tanto per dire – apre un capitolo doloroso per Ranieri, sul fronte rossonero anche le parole più dure di Ibrahimovic contro Allegri diventano motivo di dibattito serenissimo, di risate, e segno di spogliatoio democratico. Lo stesso spirito aleggiava, fino a qualche tempo fa, in Casa Juventus, quando i bianconeri esibivano una intensità
appassionante, una salute fisica eccellente non sempre accompagnata da risultati adeguati, ovvero dai gol che decidono il destino delle squadre. E adesso, incassato il quattordicesimo pareggio,
grave segno di disagio, conto negativo che agevola la fuga del Milan a + 4, riesplode la polemica arbitrale: non strumentale, come nel recente passato, ma legittima. La Juve è stata fermata a Marassi da un arbitraggio pesantemente negativo: un rigore ignorato, un gol regolare annullato, c’è di che sentirsi perseguitati, come se – qualcuno l’ha detto – nell’incertezza gli arbitri avessero paura di agevolare i bianconeri. Nel dubbio, sempre contro: e se si sommano la frustrazione del gran lavoro svolto senza esito e della pervicace ostilità arbitrale c’è il rischio che la Juve da battaglia creata da Antonio Conte si arrenda, si svuoti prima psicologicamente eppoi d’energia.
Sul sito ufficiale della Juve c’è una nota tecnica che accompagna il messaggio inviato sul web dai dirigenti, là dove si dice che “le immagini parlano da sole”: “A Marassi – leggiamo – arriva ancora solo un punto per la Juventus, ma chi pensa che questa squadra sia affetta da “pareggite” vada a rivedersi la partita. Riveda il gol regolare annullato a Pepe, riveda i tre legni colpiti, riveda l’enormità di conclusioni tentate”. Eppure – a parte la palese ingiustizia firmata dal pur bravo Rizzoli – a Marassi s’è vista sì una Juve arrembante, forte di gambe e di cuore, con tre “quasi gol” di Vucinic, due pali di Pepe e via discorrendo, ma se sembra irriguardosa ogni critica al comportamento del gruppo è giusto dire che il dispendio d’energia – che una volta si chiamava felicemente Intensità – provoca abitualmente l’imprecisione dei tiratori, bomber e non bomber: chi arriva in area dopo aver percorso il campo in lungo e in largo spesso non vede più la porta. Matri è spesso in gol quando entra a metà gara, Vucinic è costantemente perduto nel difendersi dagli assalti avversari e nel mirare l’obiettivo, Borriello è come se non fosse mai arrivato. Forse è ora che Conte riveda il contesto tattico che l’ha fatto restare in testa fino a una settimana fa, forse ci vuole un nuovo colpo di fantasia per ridare fiducia alla squadra. Per ora, il silenzio polemico è comunque una buona medicina contro la depressione incalzante.
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