Continui contatti che si configurano in una sorta di ”riunione fiume” erano in corso oggi a New Delhi fra l’inviato del governo italiano Staffan de Mistura e i responsabili dei tre ministeri indiani incaricati di sciogliere il nodo che impedisce alla polizia investigativa Nia di chiudere le indagini sull’incidente del 15 febbraio 2012 in cui i maro’ Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono implicati nella morte di due pescatori indiani. Arrivato mercoledi’, De Mistura avrebbe dovuto essere gia’ rientrato in Italia. Ma i giorni sono passati senza l’annuncio da parte indiana di una soluzione che permetta di superare il problema dell’interrogatorio degli altri quattro fucilieri di Marina (Renato Voglino, Massimo Andronico, Antonio Fontana e Alessandro Conte) che con Latorre e Girone formavano il team di sicurezza della petroliera ‘Enrica Lexie’.
Per come si sono messe le cose, e’ ora piu’ evidente che mai che la testimonianza dei quattro – che l’India insiste per realizzare a Delhi – e’ indubbiamente il punto chiave di tutta la vicenda. Questo ha portato ad ulteriori ritardi e De Mistura ha ricevuto una richiesta, accettata, di protrarre la sua permanenza a New Delhi. L’obiettivo e’ di permettere il reperimento di un meccanismo soddisfacente per tutti. Quindi, ha spiegato lui stesso, ”non proprio e’ il caso di rilasciare dichiarazioni”. Davvero, ha assicurato, ”non ho alcun commento da fare. E’ un momento intenso, una fase delicata, e siamo in una specie di ‘riunione fiume’ sperando che il nostro lavoro offra dei risultati”.
Si deve ricordare che nelle scorse settimane fonti indiane di polizia, o dei ministeri di Interno e Giustizia, avevano lasciato filtrare indiscrezioni sul fatto che le tre ipotesi proposte dall’Italia per l’interrogatorio – Missione della Nia a Roma, videoconferenza e risposte a domande scritte – non potevano essere accettate. Queste stesse fonti ora tacciono, a riprova di quanto la attuale fase sia delicata. Se la montagna dovesse partorire il piu’ classico dei topolini, secondo gli esperti potrebbe tornare in scena la Corte Suprema indiana, che e’ parte integrante della vicenda, e che aveva raccomandato a suo tempo indagini rapide affinche’ uno speciale tribunale potesse poi esaminare celermente il caso. Ad essa potrebbe far ricorso l’India lamentandosi per l’impossibilita’ di interrogare a New Delhi gli altri quattro maro’ nonostante l’esistenza di una assicurazione della Repubblica italiana. Ma anche la difesa di Latorre e Girone, reclamando il rispetto dei tempi del giudizio che si sono allungati oltre ogni accettabile misura. Ma un intervento del massimo tribunale indiano non servirebbe certo a snellire la pratica, visto fra l’altro che in ottobre e novembre sono previsti almeno 13 giorni di festivita’ varie.
































Discussione su questo articolo