Non conoscevo questa storia fino a pochi giorni fa: ricevo un messaggio su Facebook da parte di Alex Anfuso con un link di richiesta di aiuto presso l’Ambasciata Italiana al Cairo; non capisco il senso del messaggio e decido di approfondire facendo alcune domande; lui mi manda il link della trasmissione “Chi l’ha visto”, Rai Tre, che nel 2009 si era occupata della vicenda. Questa e’ la testimonianza andata in onda nel 2009.
“Aly Mohamed Nour, un giovane egiziano oggi trentacinquenne, ha deciso, dopo oltre 20 anni, di ricercare la parte italiana della sua famiglia. Suo padre, un immigrato egiziano, l’avrebbe sottratto alla madre quando aveva solo 5 anni e lo avrebbe fatto crescere in Egitto dalla nonna paterna. Il suo nome italiano era Alex Anfuso e viveva a Villanova di Guidonia (Roma), dove era nato il 25 aprile 1981, con la mamma Silvana Anfuso, ragazza di origini etiopi-italiane con problemi di tossicodipendenza. Il piccolo Alex aveva solo 5 anni quando scomparve misteriosamente mentre giocava davanti al portone di casa il 17 marzo 1987, un martedì pomeriggio. In quel periodo era ospite di una coppia di amici perché la madre era stata arrestata e si trovava in carcere a Rebibbia. Erano Luigi e sua moglie Joceline a prendersi cura del bambino. Lo amavano molto, tanto che avevano fatto richiesta al Tribunale per i Minorenni per poterlo adottare e pensavano di crescerlo insieme alla loro figlia Jacqueline di 4 anni. I carabinieri indagarono a lungo. Sulla sua scomparsa si susseguirono più voci: rapimento, vendetta, sottrazione, disgrazia. Persino Luigi finì tra i sospettati. Una delle ipotesi degli inquirenti fu infatti che avesse nascosto il bambino per sottrarlo ad un eventuale trasferimento in istituto. Passarono giorni, settimane, mesi, anni, ma Alex non si trovò. Dopo ventidue anni, un bel ragazzo scuro, con i capelli ricci, gli occhi neri e il nome arabo di Aly Mohammed Nour, dal lontano Egitto, chiede su Facebook l’amicizia di un giovane cineoperatore. Il giornalista accetta. Si scambiano messaggi, parlano di sport. Aly gli racconta dei suoi studi in lingue, della squadra del cuore, del suo lavoro. Diventano amici. Poi un giorno i toni cambiano. Aly gli scrive: ‘Help me, I’m Alex Anfuso, I was kidnapped in Rome…’. L’operatore, che si chiama Pino Anfuso, purtroppo venuto a mancare il giugno scorso, capisce finalmente perchè Aly voleva entrare in contatto con lui. Decide di aiutarlo. Cerca vecchie agenzie, incrocia nomi, date e finalmente, dopo essersi rivolto a ’Chi l’ha visto?’ riesce a ricostruire il passato del ragazzo e gli intrecci familiari. Tra l’altro scoprirà che la madre purtroppo è morta 15 anni prima. Alex Anfuso è diplomato in informatica ma non riesce a trovare lavoro perché non ha un estratto dell’atto di nascita. Spera ora, grazie alle informazioni raccolte, di riuscire a ottenere quel certificato che gli permetterà finalmente di avere dei documenti e riprendersi la sua vita”.
Dopo la trasmissione, sembrava che la cosa fosse finita lì, invece per Alex il dramma inizia con la richiesta dei documenti; infatti non si riesce a stabilire se lui è o non è Alex. Nel 2009 è ancora in Egitto e non riesce a sbloccare questa vicenda, o meglio dovrebbe sottoporsi al test del DNA tornando in Italia dove l’unica persona rimasta della famiglia della madre, la zia Rosa, potrebbe mettere fine a questa storia. Ma la nostra ambasciata non può rilasciare il visto che darebbe la possibilità ad Alex di tornare in Italia.
ItaliaChiamaItalia ha contattato il suo Avv. Fabio Galiani per conoscere meglio i contorni di questa storia: "Al momento ho depositato un ricorso in Tribunale, dopo aver spiegato la situazione al Presidente”, risponde il leale al nostro quotidiano online. Ora si attende che il Giudice disponga della comparazione personale di Alex e quindi successivamente si porti avanti la richiesta del visto per motivi di giustizia. Quindi la vicenda è nella mani del tribunale di Roma che dovrà decidere se Alex è o no italiano.
Ho dato la mia parola ad Alex che l’avrei aiutato, mi sono subito attivato dopo aver fatto vari controlli sulla sua storia, ho inviato email a tutti i miei conoscenti e referenti politici per chiedere maggiori informazioni attraverso l’ambasciata Italiana al Cario, e debbo dire che l’On. Marco Fedi è stato disponibile sin dall’inizio e si è subito attivato per far luce su questa vicenda e capire come possiamo aiutare Alex ad uscire da questo incubo.
Come giornale, continueremo a informarvi sul caso. Attraverso ItaliaChiamaItalia abbiamo portato a conoscenza di questa vicenda tutti i rappresentati Esteri del parlamento affinché anche loro indaghino e trovino il bandolo della matassa. Non smetteremo di seguire questa storia da vicino e chiediamo a tutti coloro che in qualche modo possono aiutarci di contattare la nostra redazione. Grazie anche a nome di Alex.
































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