"Rispettiamo i patti. Perché? Perché sì. Siamo gente seria. Esiste un comandamento laico, parola di Norberto Bobbio: pacta servanda sunt. Si obbedisce ai patti. Vale per noi. Vale per tutti?". La domanda rivolta oggi da "Il Mattinale", la nota politica redatta dallo staff del gruppo di Forza Italia alla Camera, ha un destinatario preciso: il Partito democratico, in particolare il suo segretario. "Noi ci fidiamo di Renzi – si legge nella nota – il problema è che i parlamentari di cui è segretario politico hanno piacere a indebolirlo, infilandoci elementi che non sono affatto di contorno e modificano in radice la natura della legge". Il riferimento, esplicito, è legato alla possibilità che in Parlamento la minoranza del Pd possa trovare sponde per inserire le preferenze per la scelta dei deputati. Un’ipotesi, quella di modificare l’accordo siglato tra Renzi e Berlusconi, che Forza Italia respinge con forza ma che trova conferme nelle parole di alcune esponenti del Pd, a cominciare dall’ormai ex presidente dell’Assemblea nazionale, Gianni Cuperlo: "Il Parlamento non è la sede di una ratifica, ma il luogo in cui si cerca di migliorare un testo per portarlo al traguardo. Per questo chiederò prima al mio gruppo parlamentare poi al mio partito di assumere degli emendamenti migliorativi". No alle liste bloccate e rivedere, verso l’alto, la soglia del 35 per cento per ottenere il premio di maggioranza: questi, secondo la minoranza del Pd, i punti principali su cui occorre lavorare per modificare le legge. "Chiediamo a Renzi – afferma il bersaniano Alfredo D’Attorre – di assumersi l’impegno di superare i punti critici. Come? Le soluzioni sono diverse: preferenze, collegi uninominali o primarie obbligatorie per tutti".
Quindi, si chiede di alzare la soglia per raggiungere il premio dal 35 al 38-40 per cento. Tra le richieste di modifica c’è anche quella di abbassare la soglia per i partiti non coalizzati, ora prevista all’8 per cento. Tutte richieste che incontrerebbero il favore di altre forze parlamentari ma che, al momento, sono osteggiate da Forza Italia. Matteo Orfini, leader dei Giovani turchi, invita a non sottovalutare l’impatto che le liste bloccate potrebbero avere sull’opinione pubblica: "Pur non ritenendo quella sulle preferenze la ‘madre di tutte le battaglie’, penso che non si debba sottovalutare l’effetto negativo che una nuova legge con le liste bloccate potrebbe avere nell’approfondire la frattura tra cittadini e politica". Secondo Giuseppe Civati, però, "quando Renzi dice ‘così o niente’ lo dice sul serio. Questo è un fatto politico, che io personalmente non condivido molto, ma sul quale si regge l’accordo con Berlusconi e anche con Alfano". Poco convincente, secondo alcune parlamentari del Pd, è anche un altro aspetto della riforma, quello riguardante la parità di genere. "Le norme – afferma Roberta Agostini – devono essere corrette. La previsione di un equilibrio tra i generi la cui violazione comporta l’inammissibilità della lista, pur positiva, non è sufficiente ad assicurare il rispetto sostanziale dell’articoli 51 della Costituzione". Una preoccupazione condivisa anche dalla minoranza dem: "Si dice 50 per cento di candidati uomini e 50 donne – sottolinea ancora D’Attorre – ma senza l’alternanza in lista sugli eletti non c’è garanzia del rispetto del 50 e 50". Anche dagli alleati storici di Sel arriva un grido d’allarme. "Siamo di fronte a una serie ingiustificata di forzature – afferma il capogruppo alla Camera Gennaro Migliore – abbiamo chiesto per primi di avviare la discussione e abbiamo atteso per mesi. Oggi c’è un accordo esclusivo tra Pd e Fi, senza una reale volontà di confrontarsi in Parlamento".
































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