Roma – Molta stima per l’esercizio democratico delle primarie e, in alcuni casi, perfino per Renzi. Ma finisce qui. Il rapporto tra gli eletti all’estero del Pd e l’idea di organizzare le primarie si limita a un riconoscimento, più o meno entusiastico, del valore partecipativo delle elezioni interne al partito e alla coalizione. In poche parole, il confronto è gradito, ma il candidato ideale rimane Bersani.
Ecco le dichiarazioni raccolte da ItaliaChiamaItalia.
“Non ritenevo strettamente necessarie le primarie in un periodo così delicato, però sono convito che, se gestite al meglio, saranno un utile e benefico momento di incontro e dialogo con l’elettorato – dichiara a il senatore Claudio Micheloni -. Ho apprezzato l’eccessiva disponibilità democratica di Bersani e sosterrò la sua candidatura, non ho dubbi sul fatto che sia lui l’uomo giusto per guidare la coalizione di centrosinistra, qualsiasi essa sia visto che, attualmente, non ne è stato ancora definito il perimetro”. “Spero – conclude il senatore residente in Svizzera accennando al malumore renziano per le modalità di voto – che Bersani passi al primo turno con il 51 per cento, così la smettiamo con questa polemica del secondo turno”.
Secondo l’onorevole Gino Bucchino, residente nel Nord America, “l’Italia è un Paese strano e può succedere di tutto, ma spero che Bersani ce la faccia altrimenti lo scenario cambierebbe del tutto. Mi auguro che non vinca Renzi, non lo vedo adatto a guidare il nostro partito. Ci siamo riuniti in assemblea a Roma, Renzi doveva essere lì e, invece, sembra abbia avuto timori a confrontarsi. È giusto dire che non si cambiano le regole, ma poi bisogna anche partecipare al gioco. È vero, non si cambiano mai le regole in corsa, ma in realtà gli unici cambiamenti sono stati fatti per permettere ad altri soggetti di partecipare”. “Mi riconosco come componente di un esercito che segue le indicazioni di chi lo guida, per questo accetto l’idea delle primarie ma penso che, se un congresso elegge un segretario, deve essere quest’ultimo ad andare fino in fondo candidandosi alla guida del governo. Non era assolutamente necessario organizzare le primarie, in Italia abbiamo una tradizione diversa, non siamo americani”.
Di diverso avviso l’onorevole Franco Narducci, secondo il quale “per la prima volta gli elettori del pd e i simpatizzanti sono chiamati a fare delle vere primarie, a differenza delle due precedenti che di fatto avevano sancito decisioni già prese. Stavolta, invece, siamo di fronte a primarie vere e proprie che possono solamente giovare alla democrazia italiana. Il fatto che il segretario Bersani abbia allargato le primarie sospendendo l’articolo 18 dello statuto dimostra un elevato livello di consapevolezza democratica”. “All’interno del Pd esistono anche le candidature di Laura Puppato e Sandro Gozi, ma il testa a testa è tra Renzi e Bersani. Quest’ultimo – spiega l’eletto nella ripartizione estera Europa – vanta una consolidata esperienza e, anche se è vero che non si può sempre ricorrere a questa argomentazione, la difficoltà del momento attuale impone la necessità di una persona di spessore e personalità. Renzi pone problemi veri che lo stesso Bersani farà propri, come l’importanza del cambiamento e dell’affrontare il futuro puntando sul merito, ma l’attuale segretario possiede le capacità, la visione e lo spessore politico e culturale giusti. Bersani rappresenta la vera antifigura berlusconiana e la democrazia ha bisogno di un leader che sappia guidare una coalizione facendola lavorare su obiettivi condivisi”.
Anche secondo l’opinione dell’onorevole Laura Garavini “le primarie sono la dimostrazione di quanto il Pd e il segretario Bersani siano straordinariamente democratici. Le primarie sono uno strumento di partecipazione e apertura alla passione politica, ma non ce ne sarebbe stato bisogno perché lo statuto prevedeva che il segretario fosse candidato. Nonostante ciò Bersani ha avuto la modestia e l’intuizione di mettersi a disposizione in un periodo in cui la politica gode di pessima fama, dando la possibilità alla base di partecipare”. “Sono fortemente convinta del fatto che Bersani sia il candidato vincente – conclude Garavini -, in grado di portare il partito a diventare forza di governo. Ritengo la candidatura di Renzi legittima, ma non lo reputo il candidato ideale alla presidenza del consiglio”.
Per il deputato Fabio Porta, residente in Brasile, “in questo momento di distanza dei cittadini dalla politica, le primarie sono diventate ormai una caratteristica della politica italiana grazie al Pd e, prima ancora, all’Unione, quando indicammo Prodi e Veltroni. Abbiamo introdotto un elemento di democrazia e sono convinto che le primarie avranno un ruolo chiave dando contributo che va al di là del Pd o del centrosinistra, caratterizzato da valori come la riscoperta della passione politica”. “L’assemblea di questo fine settimana ha confermato che abbiamo un segretario a cui non manca il coraggio di scommettere sulle primarie aperte in virtù di un rinnovamento e di una reale possibilità di interloquire con altri candidati. Proprio per dare fiducia al suo coraggio e a questa visione politica di Bersani, il mio voto andrà indubbiamente a lui, lo avevo sostenuto già nelle scorse primarie e ora sono pronto a rifarlo”. In relazione all’assenza di Renzi all’assemblea e alle sue critiche sul cambiamento delle modalità di voto, Porta aggiunge: “Ripeto ciò che dice Bersani, l’unica regola che è stata cambiata è quella che consentirà a Renzi di partecipare visto che l’attuale statuto stabilisce che il segretario è automaticamente il candidato. Le altre regole, in più rispetto al passato, servono solo ad evitare episodi tristi come quello di Napoli, è un beneficio per tutta l’Italia perché, in queste primarie, non sceglieremo solo il leader del partito ma anche il probabile prossimo capo del governo e, quindi, è nell’interesse del partito essere più rigidi anche per tutelare i cittadini e il paese intero”.
Per Eugenio Marino, responsabile Pd estero, “le primarie sono sempre importanti dal punto di vista democratico, è fondamentale chiedere il parere di elettori e cittadini. Il problema è che lo facciamo solamente noi, sarebbe utile se lo facessero anche quelli che non sono orientati verso il centrodestra. Per evitare che voto venga inquinato da questi ultimi abbiamo messo dei paletti, se avessimo voluto ostacolare Renzi avremmo candidato direttamente Bersani così come da statuto”. “Bersani è il candidato giusto, ha già dimostrato di saper guidare la coalizione e saper promuovere iniziative in grado di cambiare il volto del paese, ad esempio le liberalizzazioni. Si è candidato al congresso del partito, lo abbiamo indicato come segretario e leader già tre anni fa e, in questo tempo, ha dimostrato di saper tenere insieme il Pd e arricchire, contemporaneamente, la coalizione di contenuti e idee”.
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