"Adottare ogni iniziativa di competenza al fine di garantire che l’iter procedimentale a carico del signor Giacchetta possa proseguire dovutamente, evitando che l’autore della maxitruffa rimanga impunito"; individuare "la provenienza del denaro utilizzato dal patronato Inca Cgil per procedere nella causa di appello presso la Corte d’appello di Zurigo" e predisporre iniziative "per garantire che ai nostri concittadini vittime della maxitruffa sia riconosciuta la massima assistenza e tutela ai fini della restituzione delle somme illegalmente sottratte". Queste le richieste che il senatore Aldo Di Biagio (Lista Monti) elenca nell’interrogazione presentata ai Ministri del lavoro, degli esteri e della giustizia.
"L’avvocatura di Stato di Zurigo – scrive Di Biagio nella premessa – ha accertato un considerevole ammanco di capitale ai danni di italiani residenti all’estero, causato da operazioni truffaldine operate dal direttore del patronato Inca Cgil di Zurigo; alla luce delle denunce e dell’inchiesta sono circa un centinaio le famiglie coinvolte in questa grave truffa, per un danno che ammonta a circa 30 milioni di franchi svizzeri; l’ammanco e le irregolarità amministrative sarebbero risultate imputabili al signor Antonio Giacchetta direttore del patronato e membro della federazione dei socialisti italiani nella Confederazione; stando all’accusa il signor Giacchetta avrebbe sottratto le risorse ai connazionali residenti nel territorio svizzero, che si sarebbero rivolti al patronato al fine di ottenere l’assistenza per il disbrigo delle pratiche in materia di previdenza complementare".
"Il signor Giacchetta, – ricorda il senatore – nella sua veste di responsabile del patronato, avrebbe funto da intermediario tra le compagnie di assicurazione, che in Svizzera gestiscono il trattamento di fine rapporto e il lavoratore, disponendo completamente dei risparmi che i connazionali avevano accumulato in anni di duro lavoro, appropriandosene indebitamente e falsificando firme e documenti; al fine di far fronte alle dinamiche processuali e alla tutela dei propri diritti, è andato costituendosi un Comitato difesa famiglie (CDF) che raggruppa tutte le famiglie coinvolte nella truffa del patronato; soltanto nel 2009 l’Inca Cgil decise di interrompere il rapporto di lavoro con Giacchetta, provvedendo a segnalare le operazioni truffaldine alla procura di Zurigo; tra giugno e luglio del 2009 Giacchetta ha subito due arresti a seguito di truffe: la detenzione, tuttavia, ha avuto una durata di pochi giorni; alla fine del 2009 emerse che il conto bancario del signor Giacchetta, dove erano confluiti parte dei proventi delle operazioni truffaldine, era stato prelevato da sconosciuti senza che vi fossero stati dei controlli preventivi da parte della banca e delle autorità competenti: controlli doverosi, essendo l’intestatario oggetto di precise accuse nonché denunciato presso la procura di Zurigo".
"Sul fronte dell’ordinamento svizzero – annota Di Biagio – al momento risulta evidente una condizione di empasse, che non consente il prosieguo dell’iter procedimentale e che lascia sostanzialmente impunito l’autore della maxitruffa; nel corso degli ultimi anni è proseguito l’iter del procedimento giudiziario che coinvolge l’Inca Cgil in Svizzera e le famiglie dei truffati. Avendo perso la causa contro 10 pensionati alla prima istanza, l’Inca Cgil ha ritenuto di procedere in appello, circostanza per la quale la Corte d’appello di Zurigo avrebbe chiesto al patronato il pagamento di una cauzione; in merito a tale istanza di appello contro la sentenza di condanna della IV sezione del tribunale distrettuale di Zurigo, la Corte d’appello avrebbe stimato l’ammontare della cauzione per due dei casi in questione, rispettivamente a 7.200 franchi svizzeri (per la causa numero LB 120092-o/Z01, processo CG100200) e 16.000 franchi svizzeri (per la causa numero LB 120092-oZO1, processo CG110005). Si stima che la cauzione totale, per l’appello contro le 10 sentenze di condanna, si attesterebbe su un ammontare di circa 100.000 franchi svizzeri, pari a circa 85.000 euro".
"Tale circostanza – sottolinea Di Biagio – desta molte perplessità sotto molteplici aspetti: in primo luogo le famiglie dei cittadini truffati si stupiscono nel riscontrare che, mentre per molti anni l’Inca Cgil di Zurigo ha affermato di non avere mezzi finanziari a disposizione e ha negato loro la possibilità di ottenere la restituzione della pensione illegalmente sottratta dal signor Giacchetta, attualmente il patronato provvede a sostenere il pagamento della cauzione, caratterizzata da una considerevole somma di denaro, per continuare a negare ai nostri concittadini il proprio diritto; un ulteriore aspetto di perplessità è dovuto al fatto che, se la provenienza della somma di denaro è, come sembra, da attribuire ad un sostegno da parte della sede centrale dell’Inca Cgil in Italia, si determinerebbe la paradossale situazione in cui il patronato avrebbe utilizzato del denaro pubblico proveniente dal finanziamento ex articolo 13 della legge n. 152 del 2001, per pagare la somma richiesta per un provvedimento di appello contro cittadini italiani già vessati dal patronato stesso, delineando a giudizio dell’interrogante un ipotetico abuso di fondi pubblici".
Alla luce di questa lunga premessa, Di Biagio chiede di sapere "se i Ministri in indirizzo non intendano adottare ogni iniziativa di competenza al fine di garantire che l’iter procedimentale a carico del signor Giacchetta possa proseguire dovutamente, evitando che l’autore della maxitruffa rimanga impunito; se risulti quale sia la provenienza del denaro utilizzato dal patronato Inca Cgil per procedere nella causa di appello presso la Corte d’appello di Zurigo" e, infine, "quali iniziative intendano predisporre per garantire, nell’ambito delle proprie competenze, che ai nostri concittadini vittime della maxitruffa sia riconosciuta la massima assistenza e tutela ai fini della restituzione delle somme illegalmente sottratte"
































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