Roma – “La migliore risposta agli attacchi che mi sono stati rivolti è venuta dagli elettori che mi hanno premiato con 7.500 preferenze in più, a conferma del lavoro svolto”. Con queste parole Guglielmo Picchi commenta con ItaliaChiamaItalia la sua rielezione alla Camera dei Deputati. Unico esponente del Pdl estero a sedersi nuovamente in Parlamento, l’onorevole anglo-fiorentino non sembra temere la concorrenza degli altri partiti.
Lei è il solo eletto estero del Pdl, non si sente accerchiato?
“Posso sembrare accerchiato e messo all’angolo ma, in realtà, dipende da quale prospettiva di governo si delineerà. Il fatto di essere solo, inoltre, può rappresentare una grande opportunità poiché ho l’occasione di ricostruire da zero il settore, eliminando le incrostazioni del passato”.
Per il Pdl, però, si tratta di un’ecatombe. Il suo partito ha perso oltre 200mila voti rispetto al 2008 e non ha alcun rappresentante in Senato.
“Sì, la soddisfazione personale per un risultato ben al di là delle previsioni viene offuscata dalla delusione per quanto accaduto al Pdl. Questo infelice epilogo è dovuto a chi ha gestito il partito in questi anni, da Di Biagio a Caselli; inoltre abbiamo scontato anche l’elezione del senatore Di Girolamo. Tutto non ci ha posto nelle condizioni di partire al meglio e si è unito all’atteggiamento della stampa internazionale che ha lodato Monti in modo sperticato denigrando il Pdl”.
Visti gli esiti elettorali, non teme che ora il Pdl sarà ancora più disinteressato al settore?
“Io non sono mai stato disinteressato, il problema è che non è mai stato preso in considerazione tutto quello che ho denunciato all’interno, ad esempio i miei dubbi su Caselli. Non sono state prese delle contromisure e ne abbiamo pagato le conseguenze in sede elettorale”.
Allora per quale motivo, nella situazione attuale, i dirigenti del partito non dovrebbero proporre l’abolizione del voto estero?
“Proprio perché non aver ascoltato le mie segnalazioni ha portato un evidente svantaggio, d’ora in poi i vertici del partito saranno più interessati a prende in considerazione certe istanze. Inoltre, prima c’erano tante voci e chi era al di fuori del settore non sapeva chi ascoltare. Ora ce n’è una sola, la mia, con un numero di preferenze da non sottovalutare”.
Finora gli eletti all’estero non sono riusciti ad avere un vero peso in Parlamento, anche a causa delle divisioni interne e della presenza di personaggi come i senatori Di Girolamo e Caselli. Ora che i profili meno limpidi sono stati esclusi dal voto delle urne, riuscirete a ottenere maggiori risultati?
“Spero che sia la volta buona per farlo. Per quanto mi riguarda, ho sempre firmato gli ordini del giorno e le mozioni di tutti i partiti, anche quando non mi veniva richiesto, e ho sempre fatto appelli scritti affinché gli emendamenti fossero presentati con dodici firme, come nel caso dell’Imu. A fronte di tutto ciò, gli altri colleghi ci hanno sempre accusato di fare partigianeria politica. Stavolta assistiamo a un grande rinnovamento, anche anagrafico, tra gli eletti all’estero e spero che questa gente nuova abbia un altro approccio, sono ottimista e confermo il mio impegno per il settore”.
Uno dei punti più controversi e dibattuti della scorsa legislatura è stata la riduzione della rete consolare, da lei più volte difesa. È intenzionato a proseguire sulla linea dei tagli? Come farà a dialogare con il Pd che, invece, si è sempre schierato apertamente contro il ridimensionamento della rappresentanza diplomatica?
“Voglio essere chiaro su questo punto, ho sempre votato contro il mio partito quando si trattava dei tagli alla rete consolare. Allo stesso tempo, però, mi rendevo conto dell’esigenza di ridurre le spese e ho invitato i colleghi a proporre tutti insieme un modo intelligente di riqualificare la rete, ad esempio trasformando i consolati europei in uffici amministrativi eliminando, così, la spesa diplomatica pur mantenendo i servizi. Il caso di Manchester ci insegna molto poiché, in quel consolato, lavoravano quindici persone più il console, ora sono quattro e producono gli stessi servizi. La nostra rete consolare è la più grande al mondo, bisogna riflettere su questo dato. Ribadisco, sono contrario all’idea di chiudere un consolato, ma sono favorevole alla proposta di trasformarlo in uno sportello amministrativo”.
A proposito di trasformazioni consolari, visto il ‘ringiovanimento’ della rappresentanza estera è lecito aspettarsi che si proceda finalmente sul percorso dell’ammodernamento e della digitalizzazione.
“In questo campo rivendico l’importante risultato ottenuto dal centrodestra con il primo consolato digitale inaugurato a Charleroi a novembre, nel periodo di governo Monti, ma nato grazie a tre anni di lavoro del governo Berlusconi, anche se gli elettori di questa campagna elettorale non hanno avuto ancora la possibilità di testarne a pieno i benefici. Inoltre, è stato molto importante avviare l’anagrafe unica nazionale grazie alla quale tutti i dati sono on line e, quando il consolato riceve la richiesta di iscrizione di un cittadino, automaticamente sparisce l’iscrizione all’anagrafe del comune di provenienza. Finora era necessario chiedere il nulla osta e andare da un consolato all’altro creando i soliti ritardi della burocrazia e ritardi. Grazie a questo nuovo metodo, contiamo di eliminare anche altri problemi, come il mancato recapito delle schede elettorali”.
Non è certo l’anagrafe il primo motivo per il quale i cittadini non hanno ricevuto il plico elettorale.
“No, ma si tratta di un caso classico che si può creare quando la burocrazia rallenta tutte le pratiche amministrative. Non avremo ottenuto risultati epocali, ma siamo riusciti a realizzare piccole cose che semplificheranno la vita di molti e non posso non rivendicare questo successo del governo Berlusconi”.
Nelle settimane precedenti il voto, ha innescato una polemica internazionale diffondendo un volantino elettorale nel quale il sindaco di Londra, Boris Johnson, appariva come suo testimonial. L’appoggio alla sua candidatura, però, è stato smentito dal diretto interessato. Siete ancora in buoni rapporti?
“Quella notizia, pubblicata non solo da ItaliaChiamaItalia ma anche dal Times, da La Stampa, dal Corriere della Sera, da Repubblica e molti altri, è totalmente falsa e sta per arrivare una querela a tutti i giornali citati per non aver reso nota nemmeno una smentita (Italiani all’estero, caso Johnson: Picchi (PdL) ci querela, ecco la rettifica). Ci sono diverse inesattezze in quanto è stato scritto, innanzitutto il sindaco non mi ha mai chiesto di ritirare il volantino né l’ha chiesto all’ambasciata, inoltre negli articoli circolati si parla di una foto di quattro anni fa e, invece, è di nove mesi fa e, infine, non solo il sindaco non ha mai parlato con la stampa per smentire la notizie ma ha anche ribadito per iscritto il mio appoggio con una nota che ho pubblicato sulla mia pagina Facebook. Ho ben cinque testimoni che possono confermare l’accordo politico con Boris Johnson per le politiche del 2008, rinnovato nel 2012 e ribadito con la foto ormai famosa”.
Quindi non solo ItaliaChiamaItalia, ma anche il Times, il Corriere e altri media nazionali e internazionali totalmente disinteressati al settore estero avrebbero pubblicato una notizia infondata? Non le sembra inverosimile? Anche lei si sente perseguitato dai giornalisti come il suo presidente?
“Penso che la vicenda si sia svolta in questo modo: qualcuno ha visto la foto e ha telefonato all’ufficio del sindaco ma, non trovando Boris Johnson né un’altra persona in grado di spiegare la genesi del nostro accordo, ha subito pensato al falso e ha chiamato il Times per vendersi la notizia. Il motivo? Semplice, Picchi non fa notizia ma Berlusconi sì. Ovviamente la stampa britannica non perde occasione per deridere il Pdl e ha pubblicato la storia senza verificarla, così come hanno fatto gli altri parlando di ‘una fonte vicina al sindaco di Londra’”.
Lei si pone, da sempre, come un professionista di livello, un manager bancario che gode di una certa affermazione a livello internazionale. Come fa a rimanere nel Pdl, un partito dove va avanti la Minetti di turno, presieduto da una persona che, nella migliore delle ipotesi, viene definita “clown” dalla stampa estera?
“Non sono né di sinistra né un centrista ‘inciuciatore’ e democristiano. Sono un uomo di centrodestra che fa il suo e lavoro per migliorare il partito dall’interno. Se rinuncio al Pdl perdo le mie idee, se rimango e combatto, evito che vincano i cialtroni. Non voglio che il centrodestra italiano sia rappresentato da gente che vive solo di soldi pubblici, sono un liberale conservatore e, anche se rappresento ancora una minoranza nel mio partito, combatto per migliorare la mia parte e spero che gli altri facciano lo stesso, non cambio casacca come Aldo Di Biagio”.
Non è da cialtroni, invece, inviare una finta lettera dell’Agenzia delle Entrate alle persone anziane per sfruttarne le ridotte capacità di analisi e indurle a votare il proprio partito? Totò non avrebbe saputo fare di meglio per vendere la Fontana di Trevi…
“Io opero all’estero e posso rispondere di quello che abbiamo fatto al di fuori dei confini nazionali, non di quello che accade in Italia. All’estero non erano candidati né Berlusconi né Caselli, ho cercato di fare le liste in maniera onesta e pulita e speravo che certa gente se ne rendesse conto, ma sono arrivati solo insulti. A volte gli italiani bastonano chi lavora in silenzio e la stampa ha un ruolo in tutto questo. Ripeto, sono soddisfatto del lavoro fatto ma spiace vedere che nessuno è disposto a riconoscermi il merito di non aver candidato Caselli”.
































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