Due notizie da Berlino e dintorni. La prima è che la Volkswagen – da tempo in crisi, ma che comunque anche quest’anno chiuderà con un modesto utile – investirà in uno stabilimento per la produzione di vetture elettriche ben 2,5 miliardiI di euro.
Rilancio teutonico? Mica tanto, visto che il previsto nuovo stabilimento sarà realizzato in Cina, mentre in Germania sono previsti circa 35.000 licenziamenti con richiesta – ovviamente – di conseguenti contributi ed ammortizzatori sociali!
La seconda è una lettera accorata (meglio sarebbe scrivere “disperata”) che il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha inviato a Bruxelles esortando la Commissione Europea a ripensare al divieto posto alla costruzione di auto nuove a benzina o diesel a partire dal 2035 sostenendo che le case automobilistiche hanno bisogno di più tempo per “riconvertirsi”, ovvero sono alla canna del gas (nel senso letterale del termine).
L’iniziativa del leader tedesco è vista con favore a Roma (ma allora, perché non maggiori passi ufficiali, perché non avere il coraggio di intervenire ora esponendosi ancor più chiaramente in argomento?) e dove si sottolinea come una politica di maggiore apertura dovrebbe essere messa in atto anche verso i biocarburanti.
Il biocarburante (di cui l’Italia è leader produttivo) stenta a decollare anche perché non si ha il coraggio di proporlo in Italia a prezzi competitivi al diesel tradizionale (basterebbe ridurre l’accisa!).
In Europa siamo intanto davvero ad uno stallo istituzionale e dove la demagogia sembra prevalere giungendo al ridicolo.
Si va in Cina perché là costruire auto elettriche costa meno (il fatto in Cina le auto si costruiscano con energia elettrica prodotta in buona parte con centrali a carbone ed usando terre rare di cui i cinesi hanno il monopolio, è un dettaglio dimenticato, come i diritti dei lavoratori cinesi) poi le stesse auto elettriche cinesi si importano in Europa per inquinare di meno, ma dipendendo così in tutto e per tutto dai cinesi per farle funzionare. Infine – visto che in pochi le comprano – UE e governi si svenano con contributi a fondo perso pur di venderle a qualcuno.
Credo che il buon senso, prima ancora della politica, dovrebbe intervenire e visto che il 10 dicembre la Commissione Europea dovrà comunicare gli obiettivi per le emissioni di CO2 dei prossimi anni si vedrà presto cosa decideranno a Bruxelles.































