Essere lealisti o innovatori nel PdL? Visto che sono ancora in Africa e qui il problema della gente è avere l’acqua potabile e riuscire a mangiare qualcosa tutti i giorni, francamente la questione mi sembra secondaria, ma parliamone, cominciando con le curiosità, una delle quali è stato scoprire che faccio ancora parte del “Consiglio Nazionale” del PdL, credo per incarichi antichi. Un anno fa mi ero “autosospeso” dal partito per protestare contro una conduzione nazionale accentratrice e autoreferenziale (sublimata proprio dal ruolo del Cavaliere e relativa corte-coorte) ma nessuno mi ha poi neppure interpellato in merito e quindi – formalmente illibato – sabato prossimo penso di partecipare ai lavori della prima, ma credo anche ultima e quindi “storica”, unica assise di cotanto sinedrio.
Ho letto le tesi dei due schieramenti in campo che formalmente hanno poche differenze ma che – interpretati e letti con i vocabolari e i retroscena polverosi di quella che il Cavaliere chiama vecchia politica – sono di fatto pro o contro il proseguimento del governo e più o meno tenuamente critici nel confronto dello stesso Berlusconi. Ho firmato per gli “innovatori” (Lupi, Alfano, Costa…) perché pensare oggi a far cadere il pur handicappato e criticabile governo Letta per la ormai quasi certa prossima decadenza di Berlusconi sarebbe una follia economica e un danno per il Paese. Insisto soprattutto a pensare che il futuro del centro-destra non può essere legato solo a queste questioni personali di chi avrebbe dovuto dimettersi spontaneamente dal Senato due mesi fa – denunciando semmai un presunto preconcetto dei giudici nei propri confronti – senza trascinare il Paese in uno psicodramma dal quale il Cavaliere vuole uscirne come martire quando non lo è.
A livello personale non ho dato e non ho avuto nulla da Berlusconi (sono stato eletto deputato senza di lui), non ho debiti politici da restituire (semmai sono rimasto male quando ho lasciato l’incarico di deputato e dopo 18 anni né lui né il capogruppo Cicchitto mi hanno detto anche solo “grazie”) e sono quindi libero di pensare e scrivere senza preconcetti e senza paraocchi.
Credo che Berlusconi abbia fatto alcune cose giuste e che sia stato compresso ed impedito a farne altre da avversari e giudici preconcetti, ma anche che stia diventando un peso e non più una risorsa per l’Italia. Inoltre si è comportato a volte in maniera inaccettabile a livello personale e si è circondato spesso da persone di dubbia reputazione oltre che insufficienti e limitate, personaggi scelti/e e mantenuti/e per sua volontà e responsabilità. Quando poi penso a sue frasi fatte come “rivoluzione liberale”, “l’ Italia del fare”, “la sinistra illiberale” mi arrabbio perché non ci si prende in giro e non è certo con questa demagogia che si risolvono i guai dell’Italia né si possono nascondere i problemi che nel caso del PdL sono la mancanza di democrazia interna, un programma concreto e fattibile, un metodo trasparente di scegliere una classe dirigente rinnovata e rinnovabile.
Visto il recente passato permettetemi anche di essere molto scettico sui metodi per scovare “supercandidati” futuri se non ci saranno regole chiare e serie “primarie” a tutti i livelli. Se il PdL finirà non per l’ammissione di una sua sconfitta politica ma solo per una questione di “marketing” credo che non si dovrà ritornare a Forza Italia perché anche i marchi di fabbrica vincenti prima o poi diventano obsoleti e dal ’94 sono passati 20 anni. Piuttosto si dovrebbe lavorare per tornare ad essere maggioranza nel Paese e quindi riaprendo discorsi programmatici seri con la Lega Nord – che purtroppo non ho visto più vivace e incisiva con Maroni rispetto al recente passato – e con la diaspora che a destra tenta di ricostruire qualcosa che assomigli ad Alleanza Nazionale, ma che nel passato ha evidenziato i suoi limiti di classe dirigente e di idee.
Mi è spiaciuto non poter essere presente all’incontro di ieri a Roma perché “Officina per l’Italia” potrebbe essere una cosa utile se avrà il coraggio di proporre persone nuove e credibili, non i capicorrente noti del passato che hanno tutti dimostrato i loro limiti. Possibile che non emerga insomma una figura nuova, seria e coerente, democratica e moderna che si riproponga alla guida di una federazione di movimenti di centro-destra e destra-centro capaci veramente di rinnovare il Paese? Credo che sia possibile trovare questa persona solo togliendo il “tappo” Berlusconi e mettendo così alla prova i possibili aspiranti-leader perché crescano con le proprie gambe e non per nomina regia. Ciascuno di loro potrà e dovrà dimostrare le proprie capacità di intercettare le simpatie di quella che potenzialmente resta e resterà la maggioranza degli elettori italiani nonché l’unico modo per opporsi al fenomeno- Renzi.
In questa prospettiva va cambiato anche il rapporto con le controparti politiche che non sono e non devono più essere quelle tra nemici come una volta, ma al massimo tra avversari: destra e sinistra (concetti che negli ultimi 20 anni sono profondamente mutati, il muro di Berlino è caduto ormai 24 anni fa) devono imparare a discutere, dialogare, confrontarsi, collaborare per riassumere e costruire “comunque” un Paese che è e resterà di tutti in una logica di alternanza democratica, non di scontro perpetuo. Questo mi interessa come dibattito in tutto il centro-destra, non il duello tra chi sostiene di essere più o meno un leale “berluscones”.
Discussione su questo articolo