Mario Draghi con la BCE, per tramite del tesoro e del governo Monti, ha dato al Monte Paschi di Siena 5 miliardi: uno in più di quanto ricavato dall’IMU e metà della manovra varata dai tecnici al loro insediamento. Ma non è bastato, tanto che Giuseppe Mussari, oggi presidente de l’ABI e ieri capo della banca, ha rassegnato le sue dimissioni e riconosciuto le sue colpe, mentre il titolo precipita in borsa e i rimbrotti piovono da tutte le parti, soprattutto da parte della Fondazione, che da tempo comunque ha perso il 51% delle quote e che perderà anche l’attuale 33, dato che l’anno prossimo è in agenda una ricapitalizzazione (stavolta privata) che il primo azionista non potrà seguire perché ha bruciato l’intero patrimonio per assecondare i sogni di grandezza della gestione di Giuseppe Mussari e Antonio Vigni.
Il futuro appare oscuro, pieno di incubi e del tutto diverso da quello di grandeur promesso da Mussari, che lo andò a cercare a Padova, strapagando l’Antonveneta un attimo prima della crisi.
Sarà un futuro di pane e fichi, di cause legali – le minacciano anche la banca e la Provincia, altro grande elettore della fondazione – di pesanti tagli al personale e alle erogazioni di banca e fondazione, quasi 2 miliardi in un ventennio che hanno contribuito a fare grassa l’area senese. Soprattutto, sarà un futuro tutto da inventare, perché la difesa della senesità del Monte è una partita dagli esiti molto incerti.
Intanto, dopo che Mussari ha recitato il “mea culpa” e si è dimesso, l’Abi fa sapere che il nuovo presidente sarà scelto nel più breve tempo possibile, con il vicepresidente Camillo Venesio, presidente della Banca del Piemonte e veterano dell’Assobancaria in quanto leader delle banche private, che già da oggi ha contattato gli altri membri del comitato di presidenza: i vicepresidenti Giovanni Berneschi (presidente Banca Carige); Francesco Micheli (direttore generale gruppo Intesa Sanpaolo), Mario Sarcinelli (presidente Dexia Crediop), Emilio Zanetti (presidente Ubi Banca); e i membri del consiglio "allargato" Luigi Abete (Bnl-Bnp); Alessandro Azzi (leader del credito cooperativo), Roberto Nicastro (direttore generale UniCredit), Giovanni Pirovano (direttore generale Banca Mediolanum), Guido Rosa (presidente banche estere in Italia); per sentire i loro pareri.
Il prossimo esecutivo Abi si terrà nella prima metà di febbraio e non è escluso che già allora venga designato il successore di Mussari, che aveva appena iniziato il suo secondo mandato.
Scrive Il Sole 24 Ore che le nuove regole statutarie prevedono in ogni caso che i saggi (presieduti da Azzi) raccolgano una candidatura da parte delle grandi banche, con la possibilità di rinnovo (è stata la situazione in cui è maturata la conferma di Mussari, che in base a una novità statutaria ha potuto mantenere la presidenza anche dopo aver cessato di essere presidente di una banca). Se invece le grandi banche – per qualsiasi ragione – non propongono o ripropongono un nome, la candidatura alla presidenza viene ricercata fra gli esponenti delle banche "non grandi" .
Fra i papali nel delicato ruolo Antonio Patuelli, vicepresidente vicario dello stesso Mussari in Abi fino al luglio scorso e tuttora vicepresidente dell’Acri di Giuseppe Guzzetti e Maurizio Sella (presidente dal 2002 al 2006), che è visto come figura di garanzia.
Ha un bel dichiarare sullo spot firmato Bellocchio ed intitolato: "Una storia italiana dal 1472", che il “Cielo è sempre più blu”, perché, gli sfigati di Rino Gaetano (che vivono in baracca, si sudano il salario e sono privi di casa), hanno sempre una banca (la MPS) su cui contare. Dopo quello di Tornatore un altro spot d’autore, arcipagato dalla dirigenza, per un sogno faraonico divenuto incubo alla Argento o alla Romero.
Discussione su questo articolo