Fabrizio Santori, ex consigliere della Regione Lazio, insieme ad altri 10 consiglieri municipali di Roma, ha lasciato il partito Fratelli d’Italia. Intervenuto a Radio Cusano Campus, spiega: “Il malessere viene da lontano, perché ci sono stati errori sia per le regionali che per le politiche. Il partito è in calo, come si vede anche dai sondaggi impietosi. Non esiste una struttura che coinvolga coloro che sono all’interno. Dai vertici non abbiamo mai avuto segnali di rilancio, di possibilità di crescere, di rispetto dei valori del merito e della competenza”.
“Inoltre le ultime vicende relative al governo, con una posizione ondivaga, hanno indispettito gli elettori e gli iscritti. Il partito è chiuso a riccio in decisioni che riguardano pochi. Se una persona come il sottoscritto ed altri vengono schiacciati da decisioni per cui i vertici del partito scendono in campo e, invece di fare gli arbitri, cominciano a sostenere tizio o caio nelle competizioni delle preferenze, piuttosto che altre situazioni legate a scelte nei collegi elettorali di gente eletta che non ha mai fatto politica, poi è normale che certe scelte si paghino dal punto di vista elettorale. Nonostante la destra vinca in tutta Europa e c’è un clima positivo per il centrodestra, il partito dal 2014 è fermo al 4%”.
“Giorgia Meloni è una persona preparata, molto stimata anche dal sottoscritto, però non sono riuscita a convincerla sul fatto che bisogna cambiare qualcosa, far dimettere qualcuno. Non c’è mai stata una direzione nazionale dopo l’analisi del voto. Dopo l’incontro con Di Maio Meloni ci ha detto che Fdi non era ben accetta nel governo, quando invece abbiamo saputo che c’era stata un’apertura nei confronti di Crosetto. Non si è capito per quale motivo questa cosa non si sia sviluppata. Questo governo può essere rivoluzionario, noi in alcune parti lo adoriamo, quindi bisognava starci a prescindere perché il vento è quello in questo momento. Però a me non interessavano le poltrone, interessava un’analisi del voto che venisse fatta all’interno del partito. Si insegue una mediaticità che è sbagliata perché oggi i tempi della politica sono diversi e poi serve anche la sostanza. E’ una struttura vecchia che si incancrenisce su se stessa, senza un dibattito interno da cui poi possano emergere i migliori. Sulla scelta dei candidati, il Presidente del partito si è chiuso in una stanza con altre 2-3 persone e ha fatto le liste. Nel momento in cui entro in un partito voglio sentirmi alla pari degli altri”.