Pochi sanno che al Ministero degli Esteri c’è una suddivisione in classi: la Casta (diplomatici e pochissimi dirigenti amministrativi della più alta fascia) e la Bassa forza (tutti gli altri dipendenti). Quest’ultimo termine fu usato in senso spregiativo, riecheggiando il gergo da caserma, da un Ambasciatore reboante, che per altro non aveva fatto il servizio militare, e che poi finì pure indagato e condannato!
A Roma i diplomatici hanno tutti i diritti e i privilegi possibili: stipendi alti, missioni a go-go, premi di produzione spettacolari. La Bassa forza, invece, si deve accontentare delle briciole del FUA, poche centinaia di euro, insicure e tardive. La Casta gode di questi privilegi, in anticipo a fine mese (sanno il risultato prima che inizi la partita!), la Bassa forza prende le briciole un anno dopo. I diplomatici si fanno norme, leggi e leggine a proprio uso e consumo, senza che alcun altro potere eserciti il doveroso controllo. Esempio: alcuni anni fa fu ridotto il periodo di permanenza nel grado da sei a cinque anni per favorire due figli di Ambasciatori. Oggi il nuovo colpo sui traslochi. Abbondantissimo il finanziamento per la Casta, miserabile per gli altri, non per niente Bassa forza.
All’estero vige il mandarinato supremo con poteri di vita e di morte su tutti i dipendenti. I capi missione, ambasciatori o consoli, fanno quello che vogliono. Cambiano ad libitum, per esempio, le residenze ufficiali (pagate dallo Stato), passando da graziose a lussuosissime, e moltiplicando per tre i costi ad ogni giro di missione. Le residenze poi diventano polifunzionali. Si fanno eventi istituzionali, cresime, matrimoni per parenti e affini di ambasciatori. Per i propri cari, insomma!
In America latina – scegliamo a caso – una rappresentante della Casta considerava il suo magistero semplicemente un hobby: non c’era mai. Era impegnata in interminabili partite a tennis o estenuanti corsi di ballet. Immaginate l’umore dei dipendenti e la produttività.
Segnalato il caso a Roma, non è successo nulla. Anzi c’è stata un’ulteriore proroga nella sede, con annessa promozione, e poi un’altra brillante sede europea. Questo è il potere della rete di arroganza.
Diplomatici da noi interrogati, rispondono che siamo tutti uguali ma, evidentemente, ci sono quelli più uguali degli altri. Gli stipendi della Bassa forza? “E’ umiliante” rispose un Ambasciatore onesto, uno dei pochi che sapeva ascoltare i dipendenti. “Non abbiamo saputo difendere – diceva quell’Ambasciatore – le retribuzioni di questi dipendenti sfortunati”.
Le pensioni per la Casta vanno dai 3.500 euro (il Consigliere che non ha fatto carriera) ai 5.000 euro del Ministro plenipotenziario, ai 6.000 e anche 7.000 dell’Ambasciatore. Pensioni nette, naturalmente, senza parlare di consulenze e gettoni vari post-pensionamento. La Bassa forza: pensioni da 1.000 euro fino a 1.400 euro, dopo 40 anni di lavoro. Da ricordare che il giovane diplomatico dopo il concorso prende già più di 2.000 euro, somma cui non arrivano gli altri dipendenti nemmeno dopo 40 anni di servizio. Un dipendente disperato ci ha detto: “Ma come faccio a mantenere la famiglia con questi quattro soldi?”.
Ultimo sfregio per la Bassa forza è il momento della cessazione per limiti di età. Il diplomatico se ne va con la pergamena di commendatore, grand’ufficiale, sottoufficiale, apprendista ufficiale, la Bassa forza riceve un attestato che sembra carta riciclata di una drogheria di periferia, col cognome e con il numero della qualifica, una specie di marchio come quello che si vede dietro l’orecchio di un bovino. Eppure la Bassa forza ha lavorato tanto e ha perso salute e, a volte, anche la vita. Non è questo il Ministero degli Affari Esteri dell’Italia che volevamo servire per il bene comune. Che amara delusione! Al Ministero questa divisione in classi ha purtroppo acceso un vero odio sociale. Occorre spegnerlo con giustizia per tutti: vorrà farlo e, soprattutto, ci riuscirà il prossimo governo?
FILP Farnesina, Coordinamento Nazionale. FILP Affari Esteri
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