Ferragosto è passato, ma l’estate italiana continua. Nel nostro Paese, si sa, agosto è un mese dedicato alle ferie, al divertimento, al relax. Chiude tutto, o quasi. Persino il Parlamento chiude i battenti, come se i problemi degli italiani potessero andare in vacanza. Anche per questo a noi, umili osservatori, fanno storcere il naso le foto che i vari politici pubblicano dalle località di villeggiatura in cui si trovano: sono pagati dagli italiani per lavorare e risolvere tutto ciò che ancora non funziona, non per stare a pancia all’aria. Abbiano almeno il buon gusto di non sbattere in faccia certe immagini a chi non riesce ad arrivare alla terza settimana del mese, perché i soldi non bastano mai, perchè le uscite sono sempre assai maggiori delle entrate e perché di lavoro non ce n’è.
Da buoni politici, sono in ferie anche gli eletti all’estero, naturalmente. E visto che noi ci occupiamo da quasi vent’anni di italiani nel mondo, è proprio verso di loro che guardiamo con maggiore attenzione. L’8 agosto, giorno in cui si commemora la tragedia di Marcinelle, per prassi sancisce ogni anno l’inizio della pausa estiva anche per loro. Compiuto il loro dovere anche nella giornata del Sacrificio del lavoro italiano nel mondo (o recandosi sul posto o risolvendo tutto con un comunicato) entrano in letargo, per poi ricicciare fuori (ci auguriamo) verso settembre.
Come se nel mese di agosto l’inefficienza della nostra rete consolare scomparisse del tutto, come se in questo mese i nostri connazionali non avessero diritto a sapere che cosa combinano i nostri cari (carissimi!) eletti – sospesi persino gli uffici stampa, comunicazione zero. Come se, insomma, tutto il mondo ad agosto si fermasse, mentre ciò accade – semmai – soltanto in Italia.
Dal nostro osservatorio privilegiato siamo in contatto quotidiano con gli italiani all’estero, ovunque nel mondo. E nel caso non lo sapeste, ve lo diciamo noi: i nostri connazionali sono incazzati neri.
Non si placano, infatti, le lamentele per servizi consolari inefficienti, per l’impossibilità di rinnovare un passaporto o di poter accedere a qualsiasi altro servizio consolare, con il famigerato sistema Prenotami che non funziona – è inutile, non funziona! – e comunque non consente di prenotare agevolmente un appuntamento. E’ troppo tempo che le cose non vanno come dovrebbero: fino a quando i parlamentari eletti oltre confine ci riempiranno la testa di chiacchiere? Quando capiranno che senza azioni contundenti non si risolverà mai un fico secco?
Abbiamo tanti interrogativi che ci rimbalzano in testa. Perché un italiano nel mondo è costretto a fare salti mortali per essere ricevuto presso una nostra sede diplomatico-consolare? Perché rinnovare un passaporto è ormai una missione impossibile? Perché si ostacola il processo di riconoscimento della cittadinanza italiana a chi ne ha diritto? Perché gli italiani all’estero sono ancora costretti a pagare l’Imu sulla loro prima e unica casa in Italia? Perché i fondi per la promozione della lingua e della cultura italiana arrivano – se arrivano – sempre in ritardo e perché l’editoria italiana all’estero, che dovrebbe essere tenuta dalla politica su un piedistallo, è continuamente sotto attacco? Perché non si dà maggiore ossigeno agli organi di rappresentanza degli italiani nel mondo, quali Comites e CGIE? Perché nessuno si occupa seriamente della riforma del voto all’estero, quando tutti i partiti presenti in Parlamento hanno promesso subito dopo le ultime elezioni politiche che lo avrebbero fatto all’inizio della legislatura?
Potremmo continuare, ma ci siamo capiti. Fino a quando non ci sarà qualcuno disposto a incatenarsi davanti ai Consolati (ve lo ricordate cosa diceva l’ex parlamentare Gino Bucchino?), alla Farnesina o a Palazzo Chigi; fino a quando non ci sarà chi prenderà di petto tutte queste questioni e le porterà in Parlamento con la forza di un leone, beh… temiamo che nulla cambierà.
Di leoni, quando si tratta di italiani all’estero, noi ne abbiamo conosciuto uno: si chiamava Mirko Tremaglia. Ha vinto battaglie impensabili. Se qualcuno dei nostri eletti all’estero avesse anche solo un decimo della sua forza e della sua tenacia, potremmo dire di essere in buone mani. Ma non è questo il caso, voi che dite?