“Credevo che mio figlio in quest’isola avesse trovato la sua realizzazione. Faceva il lavoro che gli piaceva, si godeva la vita in una casa da sogno dove tutti i suoi amici sapevano di poter arrivare ed essere ospitati. In famiglia quasi lo invidiavamo.
Lo indicavo a mia moglie e al fratello più piccolo Gianmarco, come un esempio. E invece Ibiza gli ha dato la vita, il successo, ma anche la morte”. Così, in una intervista al Mattino, il padre di Michele Noschese, conosciuto ad Ibiza come Dj Godzi, morto in un sospetto pestaggio da parte della polizia.
“Ho parlato con tutti gli amici di Michele” spiega Giuseppe Noschese.
“La questione chiave è che Michele alle 7,39 di sabato mattina (ho il suo cellulare e l’ho consegnerò alle autorità) ha scritto agli amici di darsi una calmata e di lasciare la casa perché il rumore infastidiva i vicini e c’erano bambini che dormivano. Temeva che qualcuno chiamasse la Guardia Civil”.
Poi la sua morte “certificata alle 8 del mattino. Alle 7,55 era arrivata la polizia spagnola. È morto in pochi minuti”.
Si è parlato di convulsioni, di assunzione di droghe… “Il messaggio di Michele era lucidissimo,15 minuti prima che arrivasse la Polizia. Potrebbe aver preso una pasticca in quei 15 minuti. Ma se una persona sta male può essere arrestato e se sta male si chiama un’ambulanza non lo si malmena.
Credo che Michele fosse spaventato e che in quei 15 minuti prima dell’arrivo della Polizia ha potuto prendere qualcosa. Non lo escludo. Questo gli ha creato uno stato di agitazione e un debito d’ossigeno aggravato dal comportamento della polizia.
Non voglio dire che volessero uccidere, ma queste modalità possono generare la morte in condizioni particolari. Voglio dare per buona la loro versione”.
L’autopsia è stata fatta lunedì: lei si è lamentato per l’eccesso di frettolosità? “Alle 10,24 del lunedì mattina, l’hanno fatta d’ufficio senza darmi il tempo di nominare un consulente. Mi ha avvertito la funeraria. Poi ho preso contatti col medico legale che mi ha detto che l’esame aveva riscontrato una necrosi emorragica ai due polmoni.
Mio figlio ha avuto una grave crisi respiratoria. Non so la causa ma certo la posizione, le manette e le percosse non lo hanno aiutato”. E conclude: “In questo momento vorrei salvare la vita a mia moglie e all’altro figlio Gianmarco e riportare a casa Michele”.






























