I conti italiani, dice l’Istat, migliorano: il saldo mostra un avanzo raddoppiato in due anni (dall’1,2% al 2,5%), una buona ‘base’ per garantire il percorso di rientro del debito pubblico. Ma soprattutto va meglio il deficit che, anche se per poco, si mantiene sotto al 3% del Pil nel 2012 e, come annunciato dal Governo, dovrebbe scendere al 2,4% nel 2013 anche se con il pagamento dei debiti della P.a. risalirebbe al 2,9%. Comunque un andamento sotto controllo e in discesa, che consentirebbe all’Italia di uscire indenne dalla procedura per deficit eccessivo avviata dall’Ue per il risultato 2011 (il 3,7% dice l’Istat).
Ma le incognite sono molte e il rischio e’ che nei prossimi mesi alla voce ‘uscite’ si debbano annotare anche interventi massicci per sostenere il mondo del lavoro pesantemente colpito dalla crisi. E quanto il colpo sia duro lo dimostrano le prossime manifestazioni sindacali: il 16 aprile Cgil, Cisl e Uil chiederanno il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga mentre la Fiom, proprio sul tema del lavoro, annuncia una manifestazione nazionale a Roma per il 18 maggio. E l’Inps intanto certifica: le ore di cassa integrazione autorizzate a marzo sono state 97 milioni con un aumento del 22,4% su febbraio e un calo del 2,8% su marzo 2012. L’ultimo dato negativo potrebbe trarre in inganno e far pensare ad una timida ‘risalita’ dell’occupazione. Ma la Uil precisa: il segno meno dipende dalla cronica carenza di risorse disponibili per il loro finanziamento.
Sul fronte conti l’Istat (oltre alla pressione fiscale record, al 52% nel quarto trimestre 2012) certifica che il rapporto deficit-pil migliora nel 2012: senza le operazioni di swap (che hanno inciso per poco meno di due miliardi) si e’ attestato al 2,9%, in miglioramento di 0,8 punti percentuali sul 2011 (era al 3,7% appunto). Includendo le operazioni sui derivati si arriva, conferma l’Istituto, al 3%, dato valido ai fini dei parametri Ue. Ma comunque l’1,4% di deficit del quarto trimestre 2012 e’ il piu’ basso su base annua dal quarto trimestre 2002.
Migliore il dato sull’avanzo primario: cioe’ quello che ‘avanza’ nella differenza tra le entrate (tributarie ed extratributarie) delle amministrazioni pubbliche e le spese al netto degli interessi pagati sul debito. E’ stato pari al 2,5% del Pil, in miglioramento di 1,3 punti percentuali rispetto al 2011. Non male: dopo molti segni ‘meno’ si tratta comunque di un ‘raddoppio’ che tranquillizza chi investe in titoli italiani sulla capacita’ di pagare gli interessi.
Ora c’e’ solo da aspettare: il verdetto di Bruxelles e’ atteso per il 22 aprile e sara’ stilato non solo guardando ai risultati del passato, ma anche agli impegni per il prossimo futuro. In ogni caso – ha detto espressamente un portavoce della Commissione europea – l’ Ue ‘non ha intenzione’ di valutare se concedere un’estensione per il taglio del deficit sotto al 3%. E nessun ‘assegno’ sara’ firmato ‘in bianco’.
































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