"Perdiamo voti e pezzi. Chiunque lavori per il successo del Pd deve aprire gli occhi. Le urne hanno detto che le scelte di questi mesi hanno spinto altrove alcuni milioni di elettori. Rovesciarne la colpa sulle divisioni o sui candidati è un alibi e una fuga, serve cambiare rotta". Lo afferma Gianni Cuperlo, leader della sinistra dem, in una intervista a Repubblica. E della nuova corrente dem con Speranza dice: "L’incontro di sabato è positivo. Ma non basterà. Voglio che alziamo lo sguardo. Dobbiamo unire e federare un campo largo, della sinistra dentro e fuori il Pd, per dire su quali principi e contenuti fondare un progetto alternativo".
Alla domanda se pensa di lasciare il Pd seguendo l’esempio di Fassina, Civati e Cofferati risponde: "Io mi batto perché il Pd sia il luogo dove una sinistra capace di rompere col suo passato trovi ragioni e spazio. Resto nel Pd che abbiamo immaginato e che ancora non c’è. Vedo anch’io la deriva plebiscitaria", "facciamo primarie aperte per scegliere il premier e restituiamo la scelta del capo del partito agli iscritti. Ma è l’identità della sinistra, la nostra lettura del mondo e della società, la nostra cultura di governo che vanno riscritti". E sul ricorso alla fiducia nel ddl scuola commenta: "Non voglio far cadere il governo ma sono stanco di pistole alla tempia. Si potevano assumere più dei centomila precari con un decreto e scrivere una riforma migliore".
Sostiene che la vicenda di Roma è un banco di prova per il Pd: "Certo. Quella cupola affaristico – manosa è un problema anche nostro e tocca a noi mostrare che possiamo guidare una riscossa morale della città. Non basta ringraziare la procura, bisogna rifondare il partito. Il sindaco ha dimostrato di essere argine alla mafia. Ma il Pd deve parlare una lingua sola. Non può essere che Marino si batte e Renzi gli comunica via stampa che non può stare tranquillo. Cosi ci si fa tutti del male".
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