Erano foto scattate si’ sulla pubblica via, ma non avevano ‘interesse pubblico’, per cui il diritto di David Trezeguet a tutelare la propria immagine era integro e non ‘affievolito’ dalla rilevanza giornalistica. E in assenza di questa, l’aver chiesto dei soldi all’attaccante delle Juve per non rendere pubbliche le foto costituisce un ‘ingiusto profitto’, un’estorsione. E’ articolata e basata su due principi correlati, la sentenza della seconda sezione penale della Cassazione, che ha reso definitiva la condanna a cinque anni di carcere per Fabrizio Corona. Condanna che il fotografo dei vip, dopo essersi reso irreperibile per una settimana, sconta a Busto Arsizio dal 25 gennaio.
I difensori, nel ricorso rigettato il 18 gennaio, avevano contestato il fatto che si trattasse di foto ‘scattate sulla pubblica via, appena fuori l’uscita di una delle discoteche piu’ in voga di Milano in una notte del fine settimana’. E in base a questo, a loro parere, non sussisterebbe l’accusa di estorsione da parte del fotografo dei vip: ‘Un’immagine potenzialmente pubblicabile diventa un’immagine commerciabile, rendendo il profitto che ne consegue giusto’, tanto piu’ – e’ la tesi della difesa – che Corona consegno’ al calciatore il cd-rom con le foto e una dichiarazione di ‘ritiro definitivo dal marcato di materiale fotografico’ del quale il fotografo deteneva il diritto d’autore. Nelle 26 pagine depositate oggi i supremi giudici convalidano invece il principio della sentenza d’Appello secondo il quale le fotografie scattate all’insaputa degli interessati possono essere usate dagli organi di informazione se sono di interesse pubblico ma, in caso contrario, non possono essere oggetto di pressione sulle persone fotografate. ‘Non e’ consentito al possessore dell’informazione sensibile’, scrivono i giudici, ‘lucrare’ e ‘sfruttare nel versante privato le variabili percezioni soggettive della potenziale dannosita’ della diffusione dei propri dati personali’. Il diritto alla propria immagine, puo’ essere affievolito solo dall’ ‘esclusivo perseguimento delle finalita’ giornalistiche’: solo queste ‘consentono di configurare come giusto il profitto conseguito’. Ma, come hanno accertato i giudici di merito, la tempistica dei fatti ‘esclude che Corona abbia agito per finalita’ di informazione’. Il servizio fotografico arrivo’ a Corona in tarda mattinata, dopo l’appostamento notturno da parte di un fotografo della sua agenzia sotto casa della donna con cui Trezeguet si era allontanato – ripercorrono i giudici nella sentenza – dopo di che l’agente telefono’ a Federica Ridolfi, fidanzata di Giuliano Giannichedda, allora compagno di squadra nella Juve dell’attaccante francese, in modo che potesse essere avvertito che aveva un ‘problema’ per via della fotografie. Quindi si mise in contatto Trezeguet offrendogli in vendita il servizio a 25 mila euro. Tutto questo – sottolineano i giudici – senza avere preventivamente allertato alcun direttore di giornale per offrirgli il servizio.
































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