La mia opinione è che abbiamo vissuto una lunga, estenuante delusione. I candidati – quasi tutti e dovunque, in tutte le città – si sono accaniti nel denigrare gli avversari, nell’affermarsi con compiacimento (chiasso, vizi e vezzi) nei talk show, hanno discettato a volte di utopie generali valide, senza concretezze specifiche, in qualsiasi momento della nostra esistenza. Raramente si sono occupati dei problemi delle città che vorrebbero amministrare, con il consenso degli elettori. E quando lo hanno fatto si sono espressi in modo confuso, superficiale, per non dire incomprensibile.
A tutti avrei consigliato di cominciare le loro arringhe con riferimento a un preciso episodio, uno dei mille che ogni giorno ci tormentano. Con una proposta chiara su come risolverli. Un esempio? Roma, domenica sera, ore 19.30. Zero taxi alla stazione Termini, code chilometriche in attesa. Non è una vergogna, per i cittadini e per i turisti? Nel week end il numero dei tassisti è dimezzato. E sapete chi stabilisce il dimezzamento e le altre regole? Il Comune! Il Comune, che non capisce niente di niente – com’è noto – di tutti i guai della Capitale e, quindi, anche dei trasporti, taxi compresi. Di più: i tassisti non sono neanche consultati dai signori “so tutto e nulla so fare” dell’amministrazione comunale.
































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