Si torna a parlare di giovani. E a sperare nel futuro. Cesare Prandelli traccia un bilancio preoccupato del calcio italiano, al termine di una stagione chiusa dalle tensioni della finale di Coppa Italia. E Giorgio Chiellini, protagonista di una doppia rinascita – con l’azzurro e con la Juve – risponde con un po’ di ottimismo. ‘Ho guardato i nomi dell’Under 21 che sta andando all’Europeo, erano anni che non avevamo tanti ragazzi interessanti specialmente da centrocampo in su. Pochi in Europa hanno i nostri giovani, e se poi ci mettiamo anche El Shaarawy e Balotelli…’. Generazione ’92, o qualche mese di piu’. De Sciglio, Verratti, Florenzi, Destro. I risultati in azzurro si sono gia’ visti nel passato recente, ‘perche’ pochi avrebbero mai immaginato che saremmo arrivati alla finale dell’Europeo: persa malamente, certo – ricorda amaro Chiellini – ma comunque un gran risultato’. C’e’ da guardare avanti, assicura il difensore azzurro, perche’ le similitudini tra lo juventino Conte e l’azzurro Prandelli sono piu’ di quanto non si creda: ‘Sono caratteri diversi, il ct e’ piu’ pacato: ma hanno la stessa voglia di vincere, e la stessa chiarezza nel trasmettere alla squadra la loro idea di calcio. E’ il passaggio piu’ delicato’. Di sicuro, Prandelli ha trasmesso alla nazionale la sua idea di azzurro: ‘Osvaldo? Se sara’ richiamato, lo accoglieremo a braccia aperte – dice il difensore – Ma la linea del codice etico e’ la strada giusta’.
Tensioni e veleni della finale di Coppa Italia hanno concluso una stagione ancora di crisi, sotto il profilo ambientale, e questo e’ il punto di contatto tra l’allarme lanciato da Prandelli e la convinzione di Chiellini: ‘Ce lo siamo detto anche alla Juve, con Conte: quest’anno in un paio di occasioni sembrava di andare in guerra. Sotto questo profilo, l’Italia deve ancora crescere molto’.
Sotto il profilo tecnico, invece, il gap non appare cosi’ devastante: ‘La finale tutta tedesca? Il Bayern e’ un’armata, lo ha dimostrato con noi e soprattutto con il Barcellona. Il Borussia, con tutto il rispetto, e’ tutt’altra storia: e se si parla di superiorita’ tedesca, di maggiore intensita’, ci sta che la seconda del campionato tedesco metta in difficolta’ la sesta o la settima della serie A…’. Come dire, il divario con le migliori d’Italia non e’ cosi’ ampio. ‘Noi alla Juve in due anni abbiamo fatto enormi progressi – sottolinea Chiellini – Diciamo che siamo partiti alla Borussia, con il progetto e le idee, e ora proseguiremo sul modello Bayern: non si vendono i propri campioni, se ne comprano da fuori. Ma non chiedetemi di fare nomi, un campione non si prende da un giorno all’altro: con la crisi che c’e’ in giro non si possono piu’ fare spese folli’. E difatti mezza serie A ha puntato soprattutto sul cambio panchina. ‘Mazzarri all’Inter e’ un pericolo per noi – dice parlando da juventino – E’ un allenatore oramai al top, e l’Inter aveva bisogno di uno come lui. Si porta dietro preparazione, esperienza e una grande voglia di vincere.
Dispiace per Stramaccioni, a Moratti piangera’ il cuore per essersi rimangiato la parola dopo un mese di ‘rimane, rimane, rimane’. Ma il calcio – la conclusione – come la vita spesso e’ fatto di scelte ciniche. Si e’ presentata l’occasione Mazzarri, l’Inter l’ha colta’. Il Napoli invece puntera’ su Benitez: ‘Anche quest’anno ha dimostrato di essere allenatore di livello internazional: sono curioso di rivederlo all’opera dopo aver provato all’Inter nel dopo Mourinho. Per lui a Napoli sara’ comunque piu’ difficile, migliorare vuole dire scudetto…’.
Infine Conte, la continuita’. ‘Puo’ essere un vantaggio, ma noi il primo anno di novita’ con lui dopo l’inizio difficile cominciammo a volare: dipende da come metabolizzi un allenatore nuovo e i suoi metodi’.
In attesa di capire il nuovo scacchiere della serie A, Chiellini e i suoi compagni azzurri pensano al Mondiale. ‘Il mese che ci porta alla Confederations servira’ a crescere – la conclusione – ma l’appuntamento fondamentale e’ il 7 giugno a Praga: se vinciamo con la Repubblica Ceca siamo al Mondiale, altrimenti ricadiamo nel mischione’. Tra crisi e svolta, la differenza e’ minima.
































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