Sampdoria in lutto, è morto Riccardo Garrone all’età di 76 anni (ne avrebbe compiuti 77 tra due giorni). Il presidente blucerchiato si è spento alle 19.30 dopo una lunga lotta contro un tumore.
CHI ERA Il petrolio e il pallone, la cultura, la scienza. Per ricordare Riccardo Garrone e tratteggiarne il profilo di imprenditore bisogna inserirlo in tutti questi mondi. Affari e passione. Il bene di Genova.
Progetti. Il Cavaliere del Lavoro Garrone continuava a progettare, anche in questi mesi, nonostante fosse minato dalla malattia. Lo stadio nuovo per la sua Samp e ‘Wow’ per divulgare la scienza che cominciava a muovere i primi passi. Garrone avrebbe compiuto 77 anni il 23 gennaio.
Aveva conseguito la maturita’ classica al liceo D’Oria e, nel 1961, si era laureato in Chimica Industriale all’Universita’ di Genova. Nel giugno 2005 gli e’ stata conferita dall’Universita’ di Genova la Laurea honoris causa in Ingegneria Chimica.
La Erg, azienda di famiglia, ereditata dal padre, l’ha guidata facendola diventare grande, fino a passarla al figlio Edoardo, il maggiore dei sei figli, proprio come ha fatto per la Sampdoria, acquistata nel 2002 dopo aver capito che chi stava trattando l’acquisto non aveva buone intenzioni. E si innamoro’ di questa creatura con cui ha bussato alla Champions con i preliminari del 2010 ed e’ caduto in B nel 2011.
Aveva a cuore Genova a tutto tondo: immagine, cultura, sport, industria, ed erano tutti argomenti di cui era solito parlare con il governatore Pd Claudio Burlando, dimostrando attenzione a una sinistra moderata. Gia’, l’amicizia con Burlando, compagno di partite a carte: lo scopone, il tresette, giocati anche con l’amico imprenditore Aldo Spinelli, presidente del Livorno.
Ha guidato il Banco di San Giorgio, la Fondazione Garrone, e’ stato presidente di Confindustria Genova per due volte dal 1983 al 1986 e dal 1998 al 2000; nel 1991 ha contribuito alla ricostruzione del Carlo Felice. Nel 2002 e’ stato nominato presidente di Mus-e Italia. In politica si era impegnato con il Pri.
Generoso, ma deciso. Come dimostra la sua storia con Antonio Cassano, il giocatore riportato in Italia dal Real Madrid, amato e coccolato, protetto. Ma ‘tagliato’ senza tentennamenti dopo gli insulti ricevuti. ‘Per me era come un figlio, diceva’.
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