La vicenda che riguarda Silvio Berlusconi continua ad essere uno dei temi al centro del dibattito politico. Nelle ultime ore il Cavaliere ha affermato che se il Pd voterà la sua decadenza il governo salterà per aria, per poi correggere il tiro e dire che l’esecutivo guidato da Enrico Letta deve andare avanti. Certo che sarà difficile comunque, ha lasciato intendere, restare in maggioranza con un partito che ha voluto tagliarlo fuori.
Nel PdL continua lo scontro fra falchi e colombe. Ma ormai la linea del partito sembra sempre più chiara: se Silvio verrà cacciato dal Parlamento, addio governo. Lo ha ribadito poco fa Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera dei deputati, ai microfoni di TgCom24: se il Pd "voterà per la decadenza senza ascoltare il relatore, senza ascoltare le memorie difensive, senza ascoltare nessuno, perchè tanto loro hanno già deciso", è chiaro che si tratterebbe di un "pregiudizio politico". "Io non dico che la decisione debba essere politica, dico – precisa l’azzurro – che si devono guardare le carte. Io credo che la legge Severino sia una cattiva legge” e “credo che si debbano assolutamente percorrere tutte le strade di garanzia, garantiste, per il senatore Berlusconi”. Se così non fosse, conclude Brunetta, “evidentemente si tratterebbe solo di un pregiudizio politico, a cui ovviamente si dà una risposta politica. E sarebbe allora il Partito democratico a rompere la coalizione di governo".
Nel Pd i toni sono sempre gli stessi. Silvio Berlusconi non ha scelta: si è bruciato con le sue stesse mani. Rosy Bindi, Pd, osserva: “non vedo via d’uscita” per il Cavaliere, “dovrebbe dimettersi. E poi forse il Capo dello Stato potrà analizzare meglio una richiesta di clemenza". "Il presidente Berlusconi è davvero in difficoltà per pensare di andare avanti. In Giunta al Senato il 9 faremo tutti gli approfondimenti necessari, ma non perderemo tempo. La legge Severino e’ applicabile perchè è costituzionale e comunque è in arrivo la rimodulazione delle pene accessorie da parte della Corte d’Appello. E non dimentichiamo – conclude Bindi – il processo Ruby e quello sulla compravendita dei senatori”.
Insomma, PdL e Pd sempre più distanti sul caso Berlusconi, e del resto non potrebbe essere altrimenti. Intanto torna a farsi sentire Luciano Violante. L’ex presidente della Camera durante un convegno a Torino sottolinea: “A me non interessa se ci siano i presupposti per sollevare questioni alla Corte Costituzionale o alla Corte di Giustizia del Lussemburgo. A me interessa che il Pd garantisca i diritti di difesa anche ai suoi peggiori avversari”. Parole di buon senso, ma che alla base del Pd probabilmente non piacciono, visto che a sinistra sono moltissimi quelli che nutrono un odio profondo per l’uomo di Arcore. Un esempio è ciò che è successo proprio a Torino, all’incontro convocato proprio per dare a Violante modo di esporre la sua tesi a una platea di parlamentari, esponenti politici locali e militanti del partito. Durante l’intervento di Violante, una simpatizzante Pd, una signora di una settantina d’anni, in modo visibilmente contrariato con l’esponente dem ha lasciato la sala quando l’ex presidente della Camera ha detto: “Non bisogna fare di Berlusconi una vittima”. Violante ha anche precisato di non avere mai “proposto lodi o salvacondotti. Ho detto che Berlusconi ha il diritto di difendersi. E noi dobbiamo rispettare questo diritto”.
































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