Una volta la NBA per noi italiani era solo un sogno, guardarla e soprattutto giocarla. Se si pensa che dal 1946, anno d’inizio della lega diventata poi un fenomeno di caratura mondiale, c’era sì un italiano, di nascita, poi emigrato in Canada: si chiamava Hank Biasatti, era un pioniere, giocava a baseball e a pallacanestro, disputò sei partite con Toronto, per poi dedicarsi al ‘batti e corri’. Da quei giorni gloriosi si è dovuto aspettare mezzo secolo per vedere ancora azzurro, Vincenzino Esposito e Stefano Rusconi, una meteora il secondo, qualcosa di più il primo, un altro pioniere, un po’ più moderno. Ma ancora no, non era il momento per gli italiani, la NBA, un’altra volta era troppo lontana.
Dieci altri lunghi anni si sono dovuti aspettare prima dello sbarco, col botto, di Andrea Bargnani, romano, il primo europeo ad essere scelto con il numero 1 al Draft. Da quel momento, era il 2006, l’anno dopo ecco Marco Belinelli da San Giovanni in Persiceto, provincia di Bologna, poi Danilo Gallinari, nato a Sant’Angelo Lodigiani in provincia di Lodi, figlio di Vittorio, uno dei simboli dell’Olimpia Milano dei tempi di Dan Peterson. E quest’anno, storia di tre mesi fa, il quarto italiano, Gigi Datome, nato a Montebelluna in provincia di Treviso, che il massimo, in Italia, l’ha toccato nell’ultima stagione, con la maglia della Virtus Roma.
Lazio, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, il quadrilatero italiano che si è trasferito negli Stati Uniti: New York, San Antonio, Denver e Detroit, il nuovo quadrilatero azzurro in America. E siccome i sogni non finiscono mai, ecco che quest’anno, mai successo prima, tutti gli italiani in azione potremo ritrovarceli anche nei playoff: una certezza, se non un obbligo per Bargnani e Belinelli come anche per Gallinari, una speranza che ha buone possibilità di diventare realtà per Datome. Ma non ci si ferma qui perché tra i nostri azzurri c’è anche chi ha obiettivi che arrivano fino al titolo. Finora mai nessun italiano ha conquistato un anello della NBA e Marco Belinelli, con San Antonio, è, tra i nostri giocatori, quello che ha, almeno sulla carta, le maggiori possibilità di riuscirci.
La scorsa stagione gli Spurs, quando ancora Belinelli giocava a Chicago, sono arrivati a un soffio dal successo, ci sono mancati davvero pochi secondi prima che Miami riuscisse, in maniera clamorosa, a ribaltare la situazione e a confermarsi campione. Al via di questo nuovo capitolo della NBA, i Miami Heat sono ancora i grandi favoriti, ma alle loro spalle c’è proprio San Antonio con Marco Belinelli che per cercare di mettersi al dito quell’anello da campione, ha rinunciato a proposte economicamente più vantaggiose proprio per trovare una squadra dalle grandi ambizioni. "Sono felicissimo – ha detto e ripetuto in questa preseason – ho trovato un ottimo gruppo e ho la fortuna di lavorare con Gregg Popovich, un grandissimo allenatore che immediatamente mi ha fatto una impressione eccezionale. È un vincente e sa come dialogare con i giocatori, con lui si può parlare e scherzare. Sto assimilando gli schemi, sono qui per dare il mio contributo a vincere il titolo, ho fatto la scelta giusta". Anche i New York Knicks hanno sogni da titolo, anche se la realtà, almeno per ora appare un po’ più complicata per Andrea Bargnani: "Io mi sto adattando in fretta – ha detto alla vigilia dell’inizio della nuova stagione – mi piace molto come giochiamo in attacco e in difesa devo ancora memorizzare tutte le rotazioni, ma sta andando bene". Chi non vede l’ora di poter giocare è però soprattutto Danilo Gallinari, ma perchè è fermo per l’infortunio al ginocchio dal 4 aprile scorso; "Ma tornerò più forte di prima – ha assicurato – è dura stare sei, sette ore in palestra tutti i giorni senza poter giocare, ma tutto sta andando bene e il ginocchio risponde alle terapie". Dovrebbe rientrare forse alla fine di novembre, ma non c’è, giustamente nessuna intenzione, di forzare i tempi.
Ultimo arrivato Gigi Datome che però a causa di un infortunio alla coscia e al piede ha dovuto saltare tutta la preseason e solo lunedì ha ripreso ad allenarsi: "Ma voglio presentarmi in campo al momento giusto – ha spiegato – nessuna fretta, ascolterò il mio corpo, nella NBA non posso giocare al 50 o al 60% della condizione, devo essere al 100%". E questa sera sono in programma le partite d’esordio per le squadre degli italiani: Detroit- Washington, New York- Milwaukee, San Antonio- Memphis e Sacramento- Denver. Un lungo viaggio che, per la regular season si concluderà a metà aprile, poi ci sarà lo sprint finale con i playoff.
































Discussione su questo articolo