"Renzi è un leader per virtù propria e anche per discreta fortuna, essendo arrivato al momento giusto. Ha colto la fiducia degli italiani, il loro desiderio di rinnovamento radicale, ha intercettato cioè quel senso disgusto per la classe dirigente che è montato in questi anni e gli ha dato un orizzonte politico. Dice che vuol fare dell’Italia un luogo migliore e ogni giorno comunica, compiendo gesti che hanno un significato e un valore. Tutto il resto è obsoleto: il fare le pulci, le polemiche correntizie…". Lo afferma il giornalista Fabrizio Rondolino, ex responsabile della comunicazione a Palazzo Chigi nel 1998 con Massimo D’Alema, in una intervista a Italia Oggi.
Sottolinea che "ancora lunedì Bersani ha commentato che ‘Matteo non ha la bacchetta magica’, mentre lo stesso D’Alema, prima, aveva detto che gli effetti dell’azione del governo non si vedevano. Viene il dubbio che sia solo voglia di rivincita, di questioni personali e che quindi, come tali, non attecchiscono". E della minoranza del Pd dice che colpisce "l’assenza di proposte alternative. Gli 80 euro non andavano bene? Gli dicano che ce ne volevano 300. Oppure obiettino a Renzi che va bene il potere di veto dei sindacati, quello castale dei magistrati, gli contestino di non aver nazionalizzato la Fiat per impedire che se ne andasse. E invece nessuno dice alcunché. Mentre gli italiani sono esausti de teatrini della politica: un’insofferenza che la crisi stessa accentua".
Inoltre loda l’intervento del premier ala Festa Unità: "Il popolo delle feste tende ad entusiasmarsi sempre per il leader ma Renzi ha fatto un comizio da segretario vero, con un discorso in cui c’era tutto: appartenenza, unità, impegno, con l’armamentario retorico più classico e ha fatto il pieno di applausi. Bravo".
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