«I giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo. È con questo animo quindi, giovani, che mi rivolgo a voi: non armate la vostra mano. Armate il vostro animo» (Sandro Pertini, dal discorso di fine anno, 31 dicembre 1978). È con questa frase che voglio iniziare il mio progetto politico, senza cadere nella trappola delle logiche lobbistiche e partitiche: la demagogia e il politichese sono cose che lascio volentieri ad altri. Personalmente, sono e rimarrò quello che sono sempre stato, non ho bisogno della politica per comprare o farmi comprare casa, non ho certamente bisogno dello stipendio da parlamentare, grazie a Dio amo il mio lavoro e se oggi sono qui a scrivere è solo grazie a quello che il lavoro, non facile, mi ha donato con la mia abnegazione e caparbietà.
In Italia c’è confusione sociale, politica ed economica, un grande Statista e Presidente degli Stati Unito D’America disse "prima di chiederci cosa lo Stato possa fare per noi, dovremmo chiederci cosa noi possiamo fare per lo Stato". Non possiamo far finta di nulla, c’è sfiducia nelle istituzioni e nei partiti, comprensibile; ma ciò non deve mai prendere il sopravvento sull’allontanamento dal nostro Paese, sarebbe un grave errore democratico e soprattutto la sconfitta degli ideali e la consegna del nostro territorio nelle mani di una politica affaristica.
Per troppi anni abbiamo creduto – o meglio, ci hanno fatto credere – che tutto andava bene, mentre le grandi multinazionali, le banche, si compravano e allo stesso tempo svendevano il nostro patrimonio. Per pochi denari hanno comprato aziende, cultura e vita sociale, ci hanno imposto politiche economiche, ci siamo visti tagliare piano piano tutti i nostri sogni, il nostro futuro senza che nessuno abbia mai mosso un dito.
Il mondo intero ha sempre criticato la parte politica del Medio Oriente, li hanno combattuti per la illogica democrazia che non hanno portato, e non potranno mai portare in Paesi come Iraq, Libia, Egitto perché semplicemente in quei Paesi per cultura religiosa non funzionerà mai; se per questo anche gli Americani che hanno liberato l’Italia dicendo di portare la democrazia, ma ci hanno comprato e a un prezzo alto, molto alto.
La realtà dei fatti è che noi Italiani forse non cambieremo mai, ma una cosa è certa: non potranno mai prendere e rubarci i nostri sogni.
Noi giovani abbiamo l’obbligo morale e civile di intervenire, se non altro proviamoci, come hanno fatto gli uomini della primavera Araba, se non altro proviamo a cambiare la mentalità, cercando di continuare a regalare sogni ai nostri figli. Molti si chiedono “ma cosa possiamo fare noi per l’Italia, noi che siamo all’estero?”: beh, io rispondo che possiamo fare tanto, quel tanto che basta per far rumore, e il rumore a volte dà fastidio. Siamo quasi cinque milioni di Italiani che alle prossime elezioni saremo chiamati a votare ed è lì che noi dobbiamo giocarci la nostra partita, non vinceremo, non è facile, ma sicuramente possiamo far rumore.
Molti giovani che hanno lasciato l’Italia un po’ per sfiducia, un po’ per mancanza di lavoro e un po’ per avventura, quando sentono parlare di politica italiana, giustamente criticano chi ne parla; mi sta capitando spesso in questi tempi. I giovani sono sfiduciati da una vita di politica assurda, di questi politici poco attenti alle esigenze del popolo: certo, oggi siamo all’estero e molti sono felici della nuova condizione, molti criticano l’Italia giustamente, però non possiamo sentirci Italiani un giorno sì e l’altro no. Ma quando ha giocato l’Italia eravamo lì a sostenere gli azzurri con il cuore: dobbiamo mettere la stessa passione anche in politica, ce la possiamo fare, bisogna crederci.
Per molti l’Australia è la terra promessa, per altri l’Italia lo è: con le nostre esperienze all’estero possiamo migliorare il nostro Paese. Non ci vogliono programmi di cento punti, ci vogliono idee serie e impegno comune.
Noi Italiani all’estero siamo praticamente abbandonati, però quando ci chiedono di pagare le tasse ci si ricorda di quel popolo fuori dai confini, ci sono strutture create per sopperire le difficoltà dei nostri connazionali, strutture che seppur non costano molto, non sono efficienti, anzi sono spesso inutili; ci sono anziani con difficoltà e nessuno muove un dito. Certo, molti mi diranno “ma sono andati via dall’Italia, è stata una loro scelta di vita”: ma in alcuni casi non hanno voluto partire, sono stati venduti come merce di scambio, in altri casi sono fuggiti da una condizione economica e politica diversa di quella che noi oggi viviamo.
Se oggi l’Italia nel mondo è rispettata e i nostri prodotti sono conosciuti è solo grazie a quelle migliaia di persone che con la valigia di cartone hanno creato un impero economico. In Australia per esempio gli italiani hanno fatto moltissimo, hanno contribuito a farla grande con il sudore della propria fronte.
Le mie idee sono chiare, al fianco degli italiani nel mondo per una politica sociale, una condizione economica accettabile per tutti, sostegno morale e civile per i giovani con progetti che portano poi al miglioramento della struttura statale Italiana.
I punti sono chiari e non difficili da attuare:
-Eliminazione Comites e CGIE
-Estensione orari consolari
-Creazione di un ufficio amico presso le sedi consolari (assistenza sanitaria, pensionistica, lavoro)
-Stage internazionali con accordi bilaterali per gli studenti italiani.
-Riformulazione del contratto apprendistato.
-Indagine sulle pensioni erogate per gli italiani nel mondo
-Creazione di una casa Italia che incorpora Istituti di cultura, camere di commercio e club per gli italiani nel mondo.
-Canale Rai Italia, riapertura servizio e gratuito per gli italiani over 60
-Agevolazioni fiscali su viaggio all’estero
-Estensione assistenza sanitaria per i giovani con visti temporanei.
-Biglietto gratis per gli over 80 che intendono visitare parenti in Italia.
-Cittadinanza italiana per i figli di cittadini che hanno rinunciato alla cittadinanza italiana per motivi legati alla cittadinanza locale.
-Cambio sistema di voto per gli italiani nel mondo.
Questi sono solo alcuni dei punti cardine: ovvio che si accettano idee e proposte, ma direi che questo è un inizio, ora tocca a noi crederci. Se vogliamo si può fare basta, poco per cambiare, e io credo fermamente che se ci uniamo possiamo farcela. A volte criticare soltanto non serve a nulla e a nessuno, ci vogliono proposte serie: con internet oggi possiamo raggiungere tutto e tutti, è grazie a internet che possiamo cambiare. Non servono sedi politiche, servono solo idee innovative e un piccolo sforzo. L’Italia di Prandelli la davano per spacciata ed è arrivata in finale: siamo arrivati là dove nessuno credeva. Noi italiani nel mondo possiamo fare lo stesso.
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