Gentile on. Fedi, stupisce la difesa d’ufficio che abbiamo percepito nell’intervista da Lei rilasciata al nostro quotidiano a proposito dell’Imu. Suvvia, non faccia il pedante e non ci faccia il sermone. Il diritto negato è tale in quanto il diritto previsto dalla normativa IMU, non contemplando la specificità della situazione degli italiani all’estero, impone una tassazione fiscale penalizzante: è quindi un diritto che nega la parità di trattamento.
Gli italiani all’estero ritengono di essere titolari di un diritto “morale”, in virtù del quale rivendicano l’estensione della normativa Imu a tutti indistintamente, partendo dal presupposto che la loro abitazione in Italia venga riconosciuta come prima casa. Non è una questione di carattere formale ma a parer nostro di carattere “sostanziale” .
Se Lei, al di là della difesa d’ufficio, vuole condividere, come sembra abbia in animo di fare, assieme ai suoi colleghi, la nostra sacrosanta battaglia, si dia da fare per portare a soluzione questa rivendicazione, molto sentita e già da tempo sul tappeto, cercando di sfruttare ogni utile circostanza; l’ennesima Le viene offerta, appunto, dalla legge di stabilità in esame.
Non si ponga al riguardo il problema di cassa del Paese e non si lasci condizionare da esso; potrebbe trattarsi di un falso problema, anche perché la risposta dei connazionali rispetto all’attuale percezione di ingiustizia nei loro confronti potrebbe essere di gran lunga più conveniente per la crescita grazie, in prospettiva, alla ripresa di turismo, viaggi e consumi da parte di chi ha l’Italia nel cuore. Il governo saprà trovare le risorse, se vorrà, anche nell’eventualità che gli effetti Imu vengano estesi a tutti noi all’estero. Tra evasione fiscale, corruzione, spese pazze e quant’altro, c’è il modo di trovare fondi, non solo per gli italiani all’estero, ma anche per migliorare i servizi e investire in tanti settori vitali, migliorando l’immagine dell’Italia e la vita dei cittadini.
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