La conclusione dell’iter della legge di bilancio 2026 alla Camera introduce una novità rilevante sul fronte del voto degli italiani residenti all’estero. E’ contenuta nell’ordine del giorno presentato dal deputato di Fratelli d’Italia Andrea Di Giuseppe, volto a riformare in modo significativo le modalità di espressione del voto nella circoscrizione Estero.
La proposta nasce dalle ripetute segnalazioni di presunte irregolarità che avrebbero caratterizzato alcune consultazioni passate, con particolare riferimento a schede elettorali recapitate a persone decedute o intercettate da reti organizzate in modo opaco.
Secondo i promotori, queste criticità metterebbero a rischio la genuinità del voto e renderebbero necessario un intervento strutturale.
Il punto centrale dell’iniziativa è l’abolizione del voto per corrispondenza e l’introduzione dell’obbligo di votare di persona presso ambasciate e consolati, così da garantire l’identificazione certa dell’elettore e ridurre il rischio di brogli.
A sostegno di questa linea si è espresso anche Antonio Di Pietro, che ha definito l’ordine del giorno una risposta a una richiesta avanzata dal Comitato “Si separa” per rafforzare la trasparenza in vista del prossimo referendum.
Di Pietro ha denunciato l’esistenza di gruppi organizzati legati a partiti e sindacati che, secondo lui, preparerebbero buste con voti già espressi all’insaputa degli interessati, alterando di fatto la libera espressione della volontà popolare.
Il voto in presenza, accompagnato dall’identificazione tramite documento, consentirebbe di prevenire queste distorsioni e di tutelare il corretto funzionamento del processo democratico.
Resta ora da capire se e come il Parlamento intenderà trasformare questo indirizzo politico in un provvedimento normativo vero e proprio; soprattutto, con quali tempi e modalità.
Il tema tocca un equilibrio delicato: da un lato l’esigenza, legittima, di garantire trasparenza e regolarità del voto; dall’altro il diritto di milioni di cittadini residenti all’estero di partecipare in modo effettivo e non penalizzante alla vita democratica del Paese.
La sfida, dunque, non è solo tecnica ma profondamente politica: rafforzare la credibilità del sistema elettorale senza restringere la partecipazione. Perché la democrazia non si tutela soltanto evitando i brogli, ma anche assicurando che ogni cittadino, ovunque viva, possa esercitare il proprio diritto di voto in modo libero, semplice e realmente accessibile.






























