Il presidente eletto del Cile, José Antonio Kast, ha dichiarato che il suo futuro governo sosterrà “qualsiasi azione” volta a far terminare quella che ha definito la “dittatura in Venezuela”.
Le affermazioni sono state rilasciate nel corso di una conferenza stampa a Buenos Aires, dove Kast si è recato in visita, rispondendo a una domanda sulla possibilità di un intervento militare contro Caracas.
Pur riconoscendo i limiti del Cile, Kast ha precisato che il Paese non può intervenire direttamente in quanto “nazione piccola”, ma ha aggiunto che un’eventuale azione esterna risolverebbe “un problema gigantesco non solo per il Cile, ma per tutta l’America Latina e il Sud America”.
“Tutti sono pienamente consapevoli che la situazione in Venezuela è inaccettabile”, ha ribadito il presidente eletto, che entrerà ufficialmente in carica l’11 marzo.
Nel suo intervento, Kast ha anche proposto la creazione di un “corridoio umanitario” per il rimpatrio degli immigrati irregolari, da realizzare in coordinamento con altri Paesi della regione. Ha inoltre riferito di aver discusso il tema con i leader di Argentina, Bolivia, Ecuador, Costa Rica, El Salvador e Panama.
Le parole di Kast confermano quanto la crisi venezuelana resti un nodo centrale e divisivo nella politica latinoamericana.
Tra richiami alla difesa della democrazia e timori di escalation, il dibattito evidenzia la difficoltà di conciliare sovranità nazionale, responsabilità regionale e tutela dei diritti umani, in un contesto in cui ogni scelta rischia di avere ripercussioni sull’intero continente.































