Le scarpine sottratte ai bimbi deportati e i loro giocattoli, i capelli rasati alle donne e ammassati a tonnellate in attesa, all’epoca dello sterminio, di essere trasferiti nei laboratori tessili tedeschi al fine di ricavarne tele; la galleria di foto dei morti. Di quelli che le SS si peritarono di ‘schedare’. Ma la pellicola costava e troppi erano i nuovi internati tanto che la pratica fu poi abbandonata.
E’ il male assoluto che si sostanzia negli oggetti dei morti nel lager di Auschwitz. I ragazzi toscani del Treno della memoria hanno vissuto oggi lo sgomento che suscita questo ‘lascito’ alla memoria. Dopo Birkenau, dove il paesaggio desolato e’ in se’ la tragedia, Auschwitz 1 e i suoi spazi espositivi si configurano come un percorso nell’intimita’ delle vittime – un milione e mezzo – di questo progetto abominevole. E perfettamente pianificato, in ogni dettaglio. Perche’ i nazisti non sprecavano nulla, spiegano le guide agli studenti toscani: giunti nel campo, uomini, donne e bambini venivano privati di tutto, oggetti, abiti, scarpe e anche capelli. Tutto era riutilizzato, dalle pentole alle protesi, alle montature degli occhiali, destinate alla fusione per ricavarne metallo. Abiti e oggetti in buono stato venivano inviati in Germania. Molto e’ rimasto accatastato li’ dopo la fuga dei nazisti. Dal 1947, quando il campo assunse la sua prima struttura di museo, sono la testimonianza di vite vissute e annientate dall’odio razziale.
C’e’ una galleria di foto scattate all’arrivo al campo, uomini, donne e bambini, volti allucinati dalla paura, sorrisi appena abbozzati di smarrimento o sbigottimento. ‘Non ci sono parole per descrivere il dolore che si prova a guardarli, a scrutare quei volti – dice Francesca, 17 anni -, c’e’ solo il silenzio’.
Un ragazzo scoppia in lacrime, appena uscito dallo stanzone adibito a camera a gas. Tanti hanno gli occhi lucidi. I ragazzi del Treno della memoria hanno aperto la loro visita ad Auschwitz deponendo una corona davanti al ‘muro della morte’ dove le SS fucilavano i prigionieri, a pochi metri dalla palazzina dove aveva sede il tribunale delle SS. Nello stesso edificio, si possono ancora vedere i loculi dove in quattro venivano rinchiusi per tutta la notte, costretti a stare in piedi perche’ non c’era lo spazio fisico per sedersi, punizione e monito per gli altri deportati. ‘Oggi, senza rimandi, il dovere per tutti e per i giovani in particolare e’ quello di costruire il cambiamento e nuovi valori, capaci pero’ di conservare salde radici nella memoria storica’, ha detto nel suo intervento Andrea Cappelli, presidente del Parlamento degli studenti toscani. Che la visita ad Auschwitz sconvolga e lasci un segno profondo in chi la sperimenti, Cappelli l’ha raccontato con un piccolo aneddoto. ‘Due anni fa, durante il viaggio verso Auschwitz c’era con noi un ragazzo fiorentino. Ci racconto’ che a lui non importava di venire, che era stato scelto dagli insegnanti perche’ era bravo a scuola, che lui condivideva i valori del fascismo. Lo rincontrammo al ritorno, era silenzioso, assente. Gli chiesi se stava bene, mi rispose che non capiva piu’, non sapeva come si sentiva e come si sarebbe sentito in seguito. Perche’ in quel momento, disse, gli sembrava che tutto cio’ in cui aveva baldanzosamente creduto non ci fosse più’.
































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