Tra gli amanuensi eletti, anzi nominati, alla Camera dei Deputati e al Senato, e i navigatori della rete telematica esiste uno scarto epocale. I primi sono il prodotto della rivoluzione industriale e obbediscono a ritmi e logiche secondo cui la programmazione e l’amministrazione si fa partendo da un foglio scritto a mano e approvato da una… caterva tardo-feudale di direttori che per giustificare la loro esistenza hanno interesse a rallentare le cose.
Obbediscono e sono l’espressione della versione piramidale e centralizzata del potere che trova nella televisione il suo zenit. Dovendo semplificare, sono l’incarnazione della Seconda Repubblica che cerca il posto fisso a vita e delega la responsabilità delle proprie azioni ad un altro o ad un ente astratto, lo Stato.
D’altro canto è prevalsa da un decennio un’accelerazione orizzontale della comunicazione e della conoscenza e della possibilità e capacità, da parte della gioventu’, di informarsi, capire e reagire in tempo reale tramite la ragnatela del web. Più che la fedeltà ad una ideologia o l’obbedienza al capo di un partito prevale sempre di più il libero esame nella sicurezza che dà lo schermo del proprio computer. Silvio Berlusconi ha incarnato la logica della Seconda Repubblica ed ha fatto dell’uso intelligente e spregiudicato della televisione la sua arma vincente. Ma questa è una logica in declino che non tiene conto dell’accelerazione e personalizzazione del messaggio inviato o ricevuto.
Chi invece, che piaccia o no riconoscerlo, ha saputo mettersi in sincronia con la rivoluzione telematica in piena esplosione a livello mondiale è stato il Presidente statunitense Barack Obama ed a livello nazionale italiano l’ex comico Beppe Grillo, il quale non è fautore dell’antipolitica, ma di un modo nuovo, rivoluzionario, di proporre di far politica. I sondaggi ne sono l’espressione. I risultati alle prossime elezioni nazionali lo dimostreranno. E l’Italia che entrerà nella Terza Repubblica avrà connotati e sarà l’espressione di persone nuove, giovani, piu’ oneste (c’è da sperare). E cosi’ si metterà al diapason con gli altri paesi tecnologicamente sviluppati e conterà a livello internazionale (c’è da sperare…).
































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