Dal 29 Gennaio 1994 su alcuni canali della nostra vita va in onda la soap, la fiction, la telenovela di Berlusconi Silvio. Piaccia o non piaccia, l’audience è confermata da elezioni e sondaggi che, ciclicamente, confermano gli alti e bassi di un consenso finora mai letale per l’ex premier. Eppure, mentre andava in onda l’Italia di Silvio, nessuno s’è preoccupato di confezionare una opposizione solida, matura, occidentalmente evoluta. S’è preferito sbraitare sulla “pessima programmazione” del “Canale-Stivale” e mai ci si è preoccupati di un format diverso.
Una democrazia è evoluta quando ci sono idee contrapposte, lo stimolo del confronto evolve la politica verso forme superiori e più sottili d’intelletto. Invece il basso tenore delle nostre sinistre ha partorito un fenomeno circense come Grillo, sottoprodotto della volgarità teatrale e dall’effimero programma ancestrale farcito di utopie e fuffa. L’unico che più si avvicina ad una alternativa al berlusconismo è trattato come una metastasi d’apparato nel PD, ovvero Matteo Renzi. E c’è da preoccuparsi se il contendente più papabile per una leadership sia l’alter ego di Arcore impiantato a Firenze.
Ha diritto il Cavaliere ad occupare con plebiscito la vita degli italiani? Sì, perché il popolo sovrano lo ha eletto a suffragio con milioni e milioni di voti. E’, ahimé, l’opposizione a non avere invece capito il suo dovere. Era quello di costruire una alternativa e non di cercar cavilli per privare, in maniera illiberale, il Cavaliere dei suoi sacrosanti diritti.
Twitter @andrewlorusso
































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