Abusando di una parola molto usata, la visita del Presidente del Consiglio Matteo Renzi a Buenos Aires può, a giudizio di chi l’ha vissuta in presa diretta, considerarsi storica. Ha segnato infatti una svolta nelle relazioni tra Italia a Argentina che da almeno dodici anni erano di fatto congelate a livello politico e ridotte su quello economico, anche se oltre duecento imprese italiane, nonostante tutto, hanno continuato a operare in questo Paese e anche se la bravissima Ambasciatrice Castaldo manteneva aperte tutte le vie di dialogo.
Diciotto anni son passati. Diciotto. Quasi a chiedersi, Macri e Renzi, e noi con loro, come sia stato possibile tra due paesi fratelli, uniti da vincoli pluricentenari, da legami profondissimi di sangue, di affetti, di cultura, “di modi di appassionarci a realizzare il nostro futuro”, come ha detto Macri. Una assenza assurda, che va sanata “vedendoci più spesso tra i nostri governi”, ha detto Renzi, annunciando già da subito due visite dall’Italia, a marzo del ministro della Cultura, Dario Franceschini e a giugno di una missione economica di trecento piccoli e medi imprenditori, settore forte e fondamentale nei due paesi.
I rapporti con l’Italia sono divenuti più distesi dopo l’accordo sui “Tango bond”, annunciato pochi giorni prima dell’arrivo di Renzi, che hanno fatto fruttare agli investitori che non avevano mai accettato la ristrutturazione del debito un incremento del capitale del 150%. Accordo che però deve essere ancora votato dal Parlamento. Per l’Italia le partite più rilevanti interessano l’Enel già presente in loco con Endesa ed interessata alla costruzione di una nuova centrale in concorrenza con i francesi, il settore ferroviario, infrastrutturale e quello agroalimentare. Ma la visita serve anche a rinvigorire gli interessi ed i profitti di grandi imprese italiane (Fiat, Pirelli, Trevi, Techint…) che in questi anni hanno dovuto relazionarsi con le politiche perequative dei governi Kirchner. Un grande protagonismo è segnalato anche da Finmeccanica e Fincantieri. Il suo presidente Moretti, ha fatto parte della comitiva di Renzi. Si parla di un intervento italiano significativo nell’ammodernamento del settore degli armamenti e della difesa.
Per alcuni osservatori, l’Argentina punta a diventare attore protagonista dell’area latinoamericana rovesciando lo schema cooperativo del Mercosur, proiettandosi nell’orbita nordamericana (il 24 marzo arriverà il presidente degli Usa, Barak Obama). In fondo sembra essere lo stesso obiettivo del governo italiano che punta a far diventare l’Argentina la piattaforma operativa di un potenziale ingresso in tutta la regione proponendosi come anello di congiunzione con l’economia Usa e provando a dare una dimensione materiale alle ultime polemiche con la Unione Europea. Le stesse forme di collaborazione nel settore agroalimentare puntano – spiegano gli osservatori – ad aggirare il “protezionismo” francese sulle grandi esportazioni argentine di soia, mais, grano e a costruire un canale preferenziale sulle produzioni italiane di qualità nel settore.
Per lavorare insieme ci sono altri settori nei quali ci sono ampi spazi per collaborare e crescere insieme, che Macri ha elencato: oltre all’agroalimentare, per produrre e vendere insieme nel mondo, il settore spaziale e dei satelliti (una collaborazione pluridecennale che non ha conosciuto soste, nonostante le assenze di contatti ai più alti livelli in tanti anni). Ma anche opere di infrastruttura nel settore ferroviario e nel campo dell’energia (oltre ad Enel, già presente in Argentina, anche l’ENI, per un ritorno dopo vent’anni dal suo ultimo addio) in particolare nel campo delle energie rinnovabili.
Renzi ha ricordato la passione che scoprì in Macri, nel difendere i progetti per affrontare le conseguenze del cambio climatico nella Conferenza di Copenaghen nel 2009, quando entrambi erano sindaci, lui di Firenze e Macri (capo di governo della Città, come ha tenuto a precisare il fiorentino) di Buenos Aires. Renzi poi ha trasmesso a Macri l’invito del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella a visitare l’Italia non appena possibile, inclusa Polistena da dove emigrò il nonno del Presidente argentino. Il quale oltre a ricordare la visita nella terra dei suoi antenati, ha sottolineato che è figlio di Italiani ed ha ricordato i vincoli profondi che uniscono l’Argentina all’Italia e i loro popoli.
Renzi ha detto che inviterà gli imprenditori italiani a credere e a investire in questo Paese come ha fatto a suo tempo la famiglia del Presidente argentino, sottolineando che l’Argentina è uno dei posti più incredibili al mondo, più stabili e solidi per chi vuole investire e che nel mondo la nuova amministrazione argentina viene guardata con molta fiducia, speranza ed entusiasmo.
Macri e Renzi infine, hanno insistito molto sul fatto che sono fieri del passato, ma che i due paesi hanno molto di più da fare insieme guardando al futuro. “Trasformare la storia in futuro è la nostra grandissima responsabilità”, ha detto il premier.
































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