Gli italiani nel mondo l’hanno conosciuta grazie a Rai Italia qualche anno fa, come conduttrice della trasmissione “Italia chiama Italia”. Oggi Benedetta Rinaldi conduce “Community”, sempre sul canale internazionale della televisione pubblica italiana. Molto amata dal suo pubblico, bella e dal sorriso contagioso, Benedetta – che con il suo stile professionale ma spontaneo ha conquistato giorno dopo giorno il cuore e la mente dei suoi telespettatori – ha scelto Italiachiamaitalia.it per raccontarsi e raccontare questa sua nuova esperienza su Rai Italia.
Benedetta Rinaldi, un grande ritorno su Rai Italia con il programma "Community". Che effetto fa?
“Sembra un po’ come ritornare ad incontrare un vecchio amore da cui ti sei dovuta separare a forza e malvolentieri. Abbiamo sofferto tanto e tutti per questo strappo che, per fortuna, la Rai ha voluto saggiamente ricucire. Ed eccoci qui, pronti a fare meglio e più di prima!”.
Ti aspettavi di tornare un giorno ad occuparti in Rai di italiani all’estero?
“Sì. Nel mio cuore ho sempre sperato e, per quanto ho potuto, ho lottato per la rinascita di una tv per gli italiani fuori dall’Italia. Non poteva durare a lungo un distacco fra la Rai e gli italiani all’estero. Distacco che alla fine si è rivelato controproducente per tutti. Con Community torniamo a fare quello che facevamo con Italia chiama Italia e con molti altri programmi per gli italiani all’estero: servizio pubblico”.
Il direttore Corsini ci ha spiegato, in una intervista rilasciata al nostro quotidiano online, di quali argomenti si occupa il tuo programma. Fino ad oggi, quali sono stati in particolare i temi affrontati?
“Ripartire con un programma ed una squadra nuovi, significa ripartire con sensibilità diverse e con la voglia di non commettere alcuni errori fatti in passato. Senza però tagliare i ponti con le produzioni precedenti. Bisogna trovare equilibrio e ci vuole il tempo per rodare il programma che ha cambiato, diverse volte, in meno di due mesi di vita, piccoli o grandi dettagli. Anche seguendo, dove possibile, i suggerimenti dei telespettatori che ci scrivono da tutto il mondo. Non sono mai mancate le storie degli italiani all’estero (avremo tempo per coprire mano mano tutti i continenti) e le interviste a italiani innamorati del mondo dell’emigrazione. Associazioni, musei, ricercatori sull’emigrazione. Personaggi famosi in Italia e anche all’estero sono i nostri ospiti centrali nella puntata. Molto gradite al pubblico risultano le rubriche di ‘Infocommunity’ dove parliamo di problemi pratici: dai matrimoni misti, ai passaporti, all’IMU, alle pensioni, al problema per gli alloggi ed il lavoro delle nuove migrazioni dall’Italia; e poi ‘Le parole di Community’ per non dimenticare e per meglio imparare l’italiano anche a beneficio di chi, straniero, vuole imparare la nostra bellissima lingua. In più vogliamo rivolgere più attenzione agli italiani che anche adesso stanno lasciando l’Italia. Sono nuove storie molto distanti dalle emigrazioni ‘storiche’. Hanno nuove esigenze, hanno molte più tecnologie a disposizione e hanno spesso il biglietto di ritorno oltre che quello di andata. Anche loro dovranno trovare spazio dentro Community”.
Dietro a Community, c’è una squadra di autori che ti sostiene e ti aiuta nel tuo lavoro. Vuoi parlarci di loro?
“Avendo condotto Uno Mattina e partecipato per esempio a Porta a Porta, posso affermare senza ombra di dubbio che sono pochi rispetto alle normali produzioni Rai (pur avendo da organizzare un’ora di programma ogni giorno). La maggior parte di loro è giovane, ma non vuol dire che sia priva di esperienza. Hanno fatto anni di gavetta e ora possono mettercela tutta per dimostrare di che pasta sono fatti. Per i conduttori e per gli autori, Rai Italia, anche grazie al direttore Corsini, è un’opportunità per usare al meglio la molta libertà a disposizione. Via alla creatività e alla fantasia, ma senza rinunciare al rigore ed alla serietà”.
Qual è il tuo rapporto con gli italiani nel mondo? Che idea ti sei fatta dei connazionali residenti oltre confine? Chi sono? Hanno nostalgia dell’Italia? Tornerebbero nello Stivale?
“Per ora sono stata personalmente più a contatto con gli italiani negli USA perché mi hanno invitata e coinvolta spesso nelle loro belle iniziative per tener viva la cultura italiana. E mi sono sempre sentita a casa. È strano vedere paesaggi nuovi e inusuali in Italia e sentire al contempo parlare italiano, commentare la politica o il calcio o mangiare come se fossi a Roma. Dove c’è un italiano per me c’è casa!
Altro discorso è il rapporto che ho con loro grazie alle mail che arrivano in redazione. Alcune sono bellissime e tradiscono un amore così puro per l’Italia che dovrebbe essere da esempio per tutti noi. C’è senz’altro poi differenza fra le vecchie migrazioni, le nuove, gli oriundi. Però, sinceramente, basta parlare d’Italia per scatenare passioni. Di tutti i tipi. Ma passioni! Molti di loro tornerebbero in Italia domani se potessero, altri oramai hanno un’altra vita all’estero: famiglia, lavoro, soddisfazioni di tutti i tipi. Altri ancora partono in questi anni per sperimentare la globalità, per cercare nuove possibilità. Torneranno forse, ma con calma. Insomma, davvero non si può generalizzare!”.
Durante gli ultimi anni hai potuto fare esperienze importanti nella Rai nazionale: ti abbiamo visto a “Porta a Porta”, salotto televisivo per eccellenza, e – come hai ricordato – sei anche stata conduttrice di Uno Mattina. Cosa ti hanno lasciato tali esperienze e cosa ti hanno insegnato?
“Con Porta a Porta ho avuto modo di osservare da vicino e di scambiare qualche battuta con molti dei volti che stanno condizionando la politica attuale. Non è un’esperienza comune e mi sono fatta molte opinioni anche osservando le persone, come si comportano quando non sono inquadrate da una telecamera, per esempio. Molto interessante! Ma fondamentale per me è stato vedere Bruno Vespa lavorare. Vespa è un esempio di abilità giornalistica e organizzativa fuori dall’ordinario. Guardandolo con occhi da conduttrice più che da spettatrice, ho capito come andrebbe fatto questo mestiere. Uno Mattina è stata una messa alla prova impegnativa ma molto soddisfacente. Questo secondo anno mi ha vista, credo, più sicura e consapevole: gli orari sono piuttosto duri ed il ritmo lavorativo è molto alto. Mi svegliavo alle 4.30 di mattina e tornavo a casa alle 9 di sera. Però vuoi mettere? A fine giornata hai avuto modo di parlare di decine di argomenti: dalla politica all’economia, dalla cultura alle vicende più leggere. Uno Mattina vuole essere un modo piacevole di raccontare l’Italia che ogni mattina si alza e si specchia per capire cosa ha fatto ieri, cosa fa oggi e cosa farà domani. Bella sfida no?!”.
Torniamo a Rai Italia. Piero Corsini: che tipo di direttore è?
“Sorrido, perché davvero è speciale! Si dice che in genere gli uomini non riescano a fare più cose contemporaneamente… Beh, Piero Corsini è uno dei pochi esempi che conosco, di uomini multitasking: sinceramente non ho mai visto una persona con tanta responsabilità addosso, occuparsi del bilancio di Rai World (la struttura che dirige) come dell’estetica dello studio di Community. Scrive le e mail ad una velocità impressionante, risponde a decine di telefonate al giorno, ascolta chi gli va a parlare e non per finta, ma perché gli interessa; coordina la squadra degli autori e dei corrispondenti con sicurezza. Spende quasi interamente la sua giornata per far decollare Rai Italia, per accontentare le richieste del pubblico, bussa ovunque pur di ottenere i risultati prefissati. Non sta mai fermo, ma senza perdere il gusto di una sana risata. E poi è un appassionato di 007 come me. Che dire di più?”.
Puoi anticipare ai lettori di ItaliaChiamaItalia quali saranno i temi al centro delle prossime puntate di Community?
“Come molti sapranno, il criterio che ora utilizziamo per presentarci al meglio al nostro pubblico è quello di parlare ogni settimana di una regione italiana diversa. Si è partiti e si continua a partire dall’Italia sia da Nord che da Sud senza eccezioni. Possono variare i numeri, ma non le problematiche, le esigenze, i sentimenti, la voglia di farsi valere e di realizzarsi. Racconteremo tutto questo nelle prossime settimane, riferito all’Emilia Romagna, alla Puglia e all’Abruzzo. Ma non fate sapere agli autori che vi ho anticipato la sorpresa…”.
In conclusione, secondo te di cosa hanno bisogno davvero gli italiani all’estero, da punto di vista dell’informazione, ma non solo?
“Da quello che mi scrivono via mail, via Facebook o Twitter, ci sono due esigenze principali: rivedere l’Italia come era e vederla come è. In genere chi è emigrato tanto tempo fa ha molta nostalgia perché magari sono 50 anni che non torna. Mi è capitato più di una volta vedere piangere qualcuno che mi chiedeva di ‘salutargli l’Italia’. Dall’altra il mondo va avanti e l’Italia cambia. E’ cambiata da quando io stessa ero piccola ad oggi, continuerà a farlo e abbiamo il dovere di raccontarlo a chi manca da tanto o da poco. Ma soprattutto manca la conoscenza fra le comunità italiane all’estero. Community nasce soprattutto per questo: raccontare agli italiani all’estero ‘l’altra Italia’. Prendere coscienza di una rete fortissima di associazioni, club, singoli individui che amano tanto il nostro Paese da averlo fatto diventare una priorità. È proprio grazie al loro impegno, spesso disinteressato, che l’Italia continua ad essere un polo d’attrazione per il mondo, un Paese piccolo ma ricchissimo di cultura e d’ingegno. È vero: stiamo soffrendo molto, ma ci si rialzerà come sempre è stato fatto. L’Italia è un Paese che ci piace raccontare grazie agli occhi innamorati di chi manca da tempo e non ha mai dimenticato, e di chi è andato via oggi col cuore spesso tormentato”.
































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