Era il 6 luglio del 2010. E per il Movimento Cinque Stelle Stefano Rodota’ non era il candidato al Quirinale che "sarebbe acclamato dagli italiani per plebiscito", come dice oggi Beppe Grillo. L’ex garante della privacy era considerato uno di quei "maledetti" che dopo anche una sola legislatura possono portare a casa una pensione d’oro, magari cumulata ad altri vitalizi. Per questo Grillo scagliava una vera e propria fatwa: "’Ogni parlamentare che non rinunci al diritto di percepire la pensione acquisita dopo una sola legislatura sia maledetto’", diceva. E sul suo blog, sotto il titolo ‘Maledetti non vi pensionero’, figurava la foto di Rodota’ accanto a quella di Eugenio Scalfari.
Di piu’. Grillo pubblicava anche la black list dei pensionati d’oro. "Leggete questi nomi- diceva ai lettori del suo blog- sono solo un assaggio di chi percepisce un’ottima pensione (lorda) grazie ai contribuenti. Grazie a voi. Luciano Benetton: 3108, Rosa Russo Jervolino: 9947, Tiziana Maiolo: 6590, Nicola Mancino: 9947, Pino Rauti: 9387, Alfredo Reichlin: 9947, Stefano Rodota’: 8455, Eugenio Scalfari: 3108, Vittorio Sgarbi: 8455, Giuliano Urbani: 6590, Walter Veltroni: 9014".
Gli 8.455 euro di Rodota’, come quelli ai suoi fortunati colleghi, stridono con la condizioni di "qualche milione di giovani che non ricevera’ mai la pensione" e con quella di "molti milioni di anziani che ricevono una pensione miserabile dopo 35/40 anni di lavoro, spesso usurante", diceva allora Grillo, solidale coi lettori del suo blog ai quali, l’elenco di quei privilegiati, faceva certamente "montare il sangue alla testa, stringere i pugni e contrarsi lo stomaco". Ma in fondo, chiariva, un modo per sfuggire alla maledizione c’e’: "E’ sufficiente rinunciare alla pensione". In fondo, osservava Grillo, la sua era una fatwa "gentile". Tanto gentile che porta dritto al Quirinale.
































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