Cari lettori, sapete bene che le mie idee politiche sono di centro-destra (anzi di destra-centro) anche se rispetto profondamente quelle degli altri. Nei miei commenti non pretendo quindi di avere ragione, ma piuttosto di riflettere a mezza voce, in dialogo con chi più o meno la pensa come me, anche se – particolarmente in queste settimane – è giustamente scocciato da mille aspetti della politica italiana e tentato dal disimpegno e dall’astensionismo.
Leggete allora queste note come ragionamenti tra amici cercando di dare almeno un contributo di reciproca riflessione.
Parto dal presupposto che secondo me la formula migliore per governare questo paese sia una alleanza tra i partiti di centro e quelli di destra e per me il PDL era nato proprio per creare questa sintesi. Monti mi sembra una persona seria, ma è evidente che arriverà ad una alleanza con il PD di Bersani se quest’ultimo non avrà la maggioranza e salvo che il centro-destra non vinca almeno al Senato e imponga un governo di più larghe intese.
Nel panorama politico italiano non c’è oggi un leader di vero spessore (persone come la Meloni o Crosetto possono diventarlo, ma per ora non sono ancora stati “testati”) capace di cambiare di colpo le carte in tavola e non serve qui polemizzare su un PD che pur di vincere candida contemporaneamente esponenti di Confindustria e sindacalisti “caldi”, atei con esponenti cattolici e così via. Né serve prendersela con Monti che avrebbe a mio avviso fatto molto meglio a stare fuori dalla partita per essere poi eventualmente recuperabile come Presidente della Repubblica “super partes” o per tornare a capo di un governo tecnico ove il paese fosse uscito ingovernabile dallo scontro del 24 e 25 febbraio.
Tornando al centro destra sono stato anch’io molto deluso dal PDL e dai suoi vertici. Chi mi legge sa che lo scrivo da anni, che ho criticato spesso Berlusconi e la sua corte per le occasioni perdute, la demagogia, le superficialità, la mancanza di trasparenza e correttezza. Purtroppo abbiamo perso infinite occasioni, ultima quella delle primarie del PDL, evaporate perchè il Cavaliere ha voluto così, ma nonostante tutto non mi va che la sinistra torni al potere e magari ci resti per molti anni.
Vedevo con simpatia il crescere di Renzi come evoluzione della sinistra, ma è stato “segato” dalla nomenklatura del PD, noto il quotidiano connubio sinistra-affari (anche se i media fanno notare molto di più quelli del Cavaliere), non mi piace una Magistratura che apertamente troppe volte fa politica (e tutta a sinistra), credo che non vadano sprecati i sacrifici fatti in questi mesi, ma che il futuro governo dovrà anche cercare di scrollarsi di dosso troppe ipoteche europee o affogheremo.
Speravo che a destra crescesse qualche nome nuovo e credibile, che avesse il tempo di maturare e farsi conoscere bene e per tempo prima delle elezioni. Ho sperato in Alfano ma si è spento, vedo bene Maroni che cerca di risollevare una Lega Nord che si è persa non tanto negli affari (piccoli) di pochi, ma perche non è stata capace di tradurre nel concreto concetti come il federalismo ed una più equa ripartizione fiscale a livello territoriale pur avendone avuto tempo e possibilità. Apprezzo Oscar Giannino (assurdo non averlo ascoltato e inserito come testa pensante a contare sul serio nel centro-destra), ma temo che il perverso marchingegno elettorale non gli farà prendere seggi e il rischio è quindi di sprecare voti.
Mi costa molto dover prendere atto della progressiva scomparsa di quello che fu il mio partito – Alleanza Nazionale – diviso in mille rivoli e distruggendo il mondo umano che lo componeva, infinitamente migliore di tanti suoi riveriti esponenti. Ancora in questi giorni, girando per Roma, vedevo amici veri schierati ora uno contro l’altro, ringhiosi a dividersi seggi e possibilità di elezione e penso ad anni non troppo lontani in cui – almeno per me – le campagne elettorali (anche quando non ero candidato) erano sempre una missione e un impegno totale credendo in quello che si faceva e aiutato da tanta gente di cuore. Per me questi “cittadini semplici” erano e restano i più importanti ed è proprio questo il mondo che mi manca di più.
Il “recinto” del centro-destra è affollato di simboli e al momento in cui scrivo queste note non ho ancora chiaro il quadro dei candidati. E’ un aspetto importante perchè non vorrei che questa parte del Piemonte avesse solo rappresentanti eletti del PD e visto l’ignobile sistema elettorale contano solo le posizioni di lista per capire chi abbia speranze “vere”.
Noto – almeno dalle mie parti – lo smottamento di eletti dal PDL a “Fratelli d’Italia” e mi chiedo quanto ciò sia per convinzione e quanto – comprensibilmente – solo perchè Valerio Cattaneo (presidente del consiglio regionale del Piemonte, già esponente di spicco del PDL e riferimento politico a Verbania e provincia – lo dico per i lettori non della zona ) ha lasciato il PDL candidandosi al senato. Me lo domando perchè quando leggo di alcuni che esultano sulla possibilità finalmente di poter far politica mi chiedo perchè non hanno cercato di farlo prima, nel PDL, quando se dicevi anche solo una cosa fuori dal coro eri guardato storto. Meglio tardi che mai se si vuole crescere, ma se non ci fossero stati il coraggio di Crosetto e della Meloni forse l’esperimento non sarebbe nemmeno partito. La questione allora si pone non tanto in termini di voto (abbiamo un mese di tempo per parlarne) quanto su che cosa si voglia fare “dopo” il 25 febbraio perchè – sia che si vinca sia che si perda – c’è comunque una necessità assoluta di ricostruire, resettare, andare “oltre” Berlusconi che sarà un mago della TV ed è sicuramente capace di recuperare consensi, ma in questi anni ha perso occasioni enormi per far ripartire l’Italia.
Tutti mi chiedono “da che parte stai?” (tra PDL e Fratelli d’Italia) ed io rispondo senza ambiguità che a livello locale un sindaco deve prima di tutto pensare ad essere garante di tutti per cercare di portare avanti il proprio mandato con la maggiore serietà possibile perchè la situazione amministrativa è difficile in ogni comune d’Italia e i bisogni della gente sono cose reali, che un sindaco tocca con mano certo di più che in parlamento.
Credo che “Fratelli d’Italia” abbia la funzione essenziale non tanto di “drenare” voti al PDL quanto di dare una speranza, una opportunità alternativa e complementare a tanti elettori di centro-destra delusi e che non sarebbero più andati a votare. Io aiuterò lealmente i candidati locali – a cominciare da Valerio Cattaneo – ma questa nuova forza politica ha (avrà) un senso solo se veramente riuscirà a costruire una alternativa politica seria non tanto rispetto ai principi della politica (se si è di centro-destra i “fondamentali” sono sempre quelli) ma al modo in cui vengono proposti e soprattutto attuati.
Crosetto e Meloni hanno avuto il coraggio di (ri)mettersi in gioco ed apprezzo molto questo sforzo che spero che sia di stimolo anche allo stesso PDL per far capire che non è garantendo cento persone che si rilancia il Paese. Un’Italia cui non possono bastare le apparizioni in TV (tra l’altro spudoratamente squilibrate rispetto alle proposte in campo) per risolvere i problemi. In altre parole “Fratelli d’Italia” doveva nascere prima o – meglio – il PDL avrebbe dovuto per tempo capire che non ci si poteva presentare alle elezioni chiedendo voti senza avere nuove proposte, persone credibili ed atteggiamenti coerenti.
Con “Fratelli d’Italia” oggi si concretizza una alternativa di voto a chi nel 2008 aveva votato Berlusconi e non lo avrebbe voluto, ma bisogna lavorare soprattutto pensando al dopo elezioni quando si dovrà – temo – muoversi tra molte macerie fumanti per trasformare in un rinnovato movimento politico unitario e credibile quello che è adesso il troppo frammentato mondo di centro-destra. Per questo oggi serve non sfasciare tutto, cercare di tenere fermi i rapporti umani e intanto cominciare a pensare strategicamente su come costruire il futuro.
*già deputato PdL, sindaco di Verbania
































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