"La scissione Pdl e’ ormai conclamata – scrive La Stampa -. Il solco tra i due protagonisti, Berlusconi e Alfano, non appare colmabile. Il vice-premier sostiene in tivu’, ospite di Maria Latella, che e’ indispensabile per l’Italia mandare avanti Letta, e dentro le larghe intese la funzione del centrodestra risulta essenziale. Dunque, a provocare la crisi lui non ci pensa nemmeno. Il Cavaliere, dal canto suo, non rinuncia al proposito di lasciare la maggioranza. L”Huffington Post’ ha pubblicato a sera un’intervista del Cavaliere che non cita Alfano con nome e cognome, pero’ gli lancia uno sprezzante ultimatum: torna subito indietro o seguirai la sorte di Fini. Dall’antifona si capisce subito dove Silvio vuole parare: ‘Come puo’ pretendere il Partito democratico che i nostri senatori e i nostri ministri continuino a collaborare con chi, violando le leggi, compie un omicidio politico, assassina politicamente il leader dei moderati?’. Ed ecco l’affondo contro i dissenzienti: ‘Se si contraddicono i nostri elettori, non si va da nessuna parte. Anche Fini e altri ebbero due settimane di spazio sui giornali, ma poi e’ finita come e’ finita. Ripeto: e’ nel loro interesse ascoltare cosa dicono i nostri elettori, per non commettere errori che li segnerebbero per tutta la vita’.
Il vice-premier aveva snocciolato i 3 motivi per cui (secondo lui, si capisce) abbattere Letta sarebbe un tragico sbaglio. Nell’ordine: ‘Se cade il governo, ne arriva uno di sinistra-sinistra. Una scelta radicale ed estremista sarebbe difficile da far capire agli italiani. Contro Berlusconi arrivera’ l’interdizione in ogni caso, dunque andremmo al voto senza il nostro campione’. La sintesi e’ che ‘le elezioni anticipate sarebbero un danno per l’Italia, per il partito e per Berlusconi medesimo’. Prendendo tempo, viceversa, le cose forse cambierebbero. Nel 2014, il Cavaliere ‘potrebbe dimostrare la propria innocenza perche’ il caso non e’ chiuso, l’ordinamento giuridico prevede delle possibilita’… Al prossimo giro potrebbe essere lui il nostro candidato premier… E comunque meriterebbe di fare il senatore a vita…’.
Giusto il tempo di congedarsi dai telespettatori, ed ecco Angelino bersagliato da una gragnuola di dichiarazioni. A dettare la svolta della giornata e’ stata la discesa in campo di Fitto, leader dei ‘lealisti’. Durissimo. Spietato quasi quanto la Santanche’ (secondo la Pitonessa, Alfano ha ‘illustrato un programma vincente per correre alle primarie del Pd’). Sostiene Fitto: ‘La rotta di Alfano e’ chiaramente alternativa rispetto a quella indicata da Berlusconi. Da un lato si da’ per acquisito il voto sulla sua decadenza. Dall’altro si finge di non vedere che la legge di stabilita’ reintroduce la tassa sulla casa’. Fitto ha insistito con Berlusconi (gia’ abbastanza propenso di suo) che una risposta ad Alfano non poteva mancare. Ed e’ arrivata dopo il tigì".
Il retroscena e’ di La Repubblica, che racconta come la rottura si sia consumata gia’ nei giorni scorsi, in particolare venerdi’, "quando Angelino Alfano ha saputo da un amico fidato che un giornalista di una testata berlusconiana era a caccia di indizi sulla sua vita privata. E non e’ un caso allora che il ministro dell’Interno, parlando ieri da Maria Latella su Skytg24, si sia lasciato andare a una profezia raggelante: ‘Il metodo Boffo e’ messo in conto, se dissentiremo ne saremo probabilmente vittime, ma non abbiamo paura’. Dopo aver saputo del missile in arrivo, Alfano ha voluto immediatamente chiederne conto a colui che considera il suo padrino politico e che ha cercato finora di tenere distinto dai cosiddetti lealisti. Ma la telefonata, dai toni gelidi, e’ stata la definitiva presa d’atto della fine di un sodalizio. ‘Io di questi dossier su di te non so proprio nulla – si e’ difeso Berlusconi risentito – sei tu piuttosto che devi ancora spiegarmi come farete a restare al governo quando il Pd votera’ la mia uscita dal Senato’". Per questo – continua il quotidiano – "ormai non ha piu’ senso ipotizzare un rinvio del Consiglio nazionale. Anche qui la giornata decisiva e’ stata quella di venerdi’ quando a palazzo Grazioli, durante un vertice dedicato all’esame della legge di stabilita’, Gianni Letta ha avanzato il suo suggerimento ‘per evitare un bagno di sangue’. Far saltare l’ordalia del 16 novembre, cercare ancora una soluzione senza spaccare il partito. ‘Gianni mi dispiace, non se ne fa nulla’, ha tagliato corto il Cavaliere, ‘andiamo avanti come stabilito’. Tanto, a scongiurare una spaccatura in pubblico, sotto i riflettori, ci ha pensato lo stesso Berlusconi.
Dunque sbaglia di grosso chi pensa di trasformare il Cn in una specie di Congresso su documenti contrapposti, con vibranti interventi dei capi corrente. Il leader, allergico ai dibattiti, ha scelto infatti la formula del monologo. Lo stesso ordine del giorno, allegato alla lettera di convocazione spedita agli ottocento membri del parlamentino Pdl, non prevede altro che la ‘relazione del Presidente’, il voto per la trasformazione in Forza Italia e le ‘conclusioni’. Il Cavaliere, dal palco del palazzo dei Congressi, impavesato con le vecchie bandiere forziste, non lascera’ spazio a dubbi, decretando la fine del governo di larghe intese e il passaggio di Forza Italia all’opposizione. Un attacco giocato in gran parte sulla legge di Stabilita’, che i falchi berlusconiani non voteranno. L’obiettivo e’ infatti quello di rompere prima del voto sulla decadenza di Berlusconi, fissato alla fine di novembre, e in ogni caso prima che la corte costituzionale metta in mora il Porcellum".
































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